Non quando si rimpiccolisce o quando calano gli abitanti.
Almeno non solo in quel caso.
La condizione di paese nel senso negativo di perdita di attrattiva per lavoratori, abitanti e turisti, arriva quando la città comincia a perdere servizi.
Un paese al contrario di una città viva, non ha il tribunale, l’ospedale, la stazione, il cinema, i centri di aggregazione diversi dal bar, gli abitanti, le fermate del treno, il lavoro.
Un paese ha poco da offrire ai suoi giovani che, se conoscono qualcuno, hanno più opportunità di quelli che conoscono qualcosa.
Un paese spento vive sul clientelismo.
Una città onesta invece, sul merito.
Un paese non produce lavoro, ma addirittura riduce i servizi che offriva come città.
Quella del paese è una dimensione interessante ma non se per ottenerla dobbiamo perdere i pezzi.
Chiudere la stazione serve ad allontanare i due o tre barboni che ci passano la notte e dare soddisfazione a chi ringhiando urla in difesa di “… noi abitanti prima di quelli là”.
Ravvivare il transito dei treni e dei servizi, serve ad aumentare il turismo attivando sviluppo.
Non sapendo bene cosa scegliere fra le due opportunità, Spoleto che città non lo è mai stata, intanto la stazione comincia a chiuderla.
Poi vedremo.
Magari fra un po’ scopriremo con sorpresa che lo sviluppo di un territorio può arrivare anche in treno.
2 dicembre 2014