Vorrei segnalare il pensiero di un amico riguardo l’ordinanza da poco emessa dal Comune di Spoleto, che vieta l’accattonaggio nelle vie della città.
Il mio amico si chiama Andrea Tomasini e fa il giornalista.
Appassionato da sempre di libri e di lettura, ha voluto pubblicare una riflessione su questo atto della Giunta che amministra Spoleto.
Qua di seguito l’articolo:
di Andrea Tomasini
“Chi può esserti più utile: il padrone o il servo?”
Spoleto mena giustamente vanto della propria storia, considerandola l’asse portante della identità cittadina. Si spiega che Spoleto è la città delle stratificazioni storiche, che sono visibili qui come in poche altre parti. In realtà anche in tanti altri posti ciò accade, ma qui si ama insistere e ci si sofferma su questa caratteristica, quale aspetto centrale della narrazione della nostra antichissima città Caput Umbriae.
Ci si attenderebbe quindi che, in coerenza con questo approccio, affiorasse un senso narrativo anche nel regolamentare la vita cittadina. Ogni distonia – laddove ve ne fosse ed emergesse- nuocerebbe a questo tradizionale modo di proporre Spoleto e la sua storia: dagli Umbri ai Romani, poi i venerati Longobardi, il medioevo dopo l’anno 1000 con Francesco –che qui, con il suo “sogno spoletino” visse la sua conversione.
Si perché, sebbene non ci si insista purtroppo molto, ma Spoleto è la seconda città francescana, dopo Assisi. Luogo storico del monachesimo e degli anacoreti sul Monte sacro, qui Francesco visse la crisi che lo portò a Dio, Sant’Antonio da Padova fu canonizzato…
Questi pensieri affiorano al freddo di questi giorni e non mi scaldano il cuore, pensando all’ordinanza contro l’accattonaggio appena approvata – irrispettosa rispetto alla storia francescana” all’identità di questa città.
En passant, l’accattonaggio non è più reato per il nostro ordinamento (abrogato il reato nel 1999, recependo una sentenza della Corte Costituzionale del ’95, la quale riteneva impossibile considerare illecita una richiesta di elemosina fatta per ottenere umana solidarietà, volta a far leva sul sentimento di carità e non idonea a intaccare l’ordine pubblico o la pubblica tranquillità).
L’accattonaggio è l’attività di chieder elemosina per necessità, per poter vivere. Tale “attività” viene agita in condizioni di bisogno, di disagio sociale ed economico. Difficile credere che possa essere scelta come professione. Ancor più difficile comminare una multa e riscuoterla da chi non ha nulla, talvolta neanche un tetto. Perché è povero. Punire chi è povero è raddoppiare il disagio di chi sta già male – senza più patria, senza affetti, senza cibo. Nella nostra città si è deciso di punire “amministrativamente” il povero che esprime il proprio disagio chiedendo la carità.
A Spoleto avvenne la conversione di Francesco. In sogno chi fu prospettata la scelta su cui edificò la sua vita. Lui scelse e si dispose accanto a poveri ed emarginati – scelse la via della carità. Spoleto di oggi forse non ama (o non conosce o ha dimenticato) Francesco.
E’ piacevole rileggere dalla “Leggenda dei tre compagni”, una delle fonti di storia francescana, il brano di Francesco a Spoleto:
“Messosi dunque in cammino, giunse fino a Spoleto e qui cominciò a non sentirsi bene. Tuttavia, preoccupato del suo viaggio, mentre riposava, nel dormiveglia intese una voce interrogarlo dove fosse diretto Francesco gli espose il suo ambizioso progetto.
E quello: “Chi può esserti più utile: il padrone o il servo?” Rispose: “Il padrone”. Quello riprese: “Perché dunque abbandoni il padrone per seguire il servo, e il principe per il suddito?”. Allora Francesco interrogò: “Signore, che vuoi ch’io faccia?”.
Concluse la voce: “Ritorna nella tua città e là ti sarà detto cosa devi fare; poiché la visione che ti è apparsa devi interpretarla in tutt’altro senso ”.