Ci siamo.
Fra poco bisognerà tornare al voto. Ci sarà bisogno di scegliere fra il gruppo politico e il suo rappresentante che pensiamo meriti la nostra fiducia.
Facile?
Mah!
Non per me.
Mi sarei stufato di votare “il meno peggio”.
La volta passata alle amministrative ho esercitato il mio diritto di “non ritirare la scheda”.
Ho gentilmente chiesto ed ottenuto che venisse messo a verbale il fatto che io non mi sentivo rappresentato da nessuno dei candidati proposti, quindi la mia scheda è finita in un mucchietto a parte.
Non con le nulle, non con le votate, ma fra quelle di chi non volendo rinunciare al suo diritto a votare, trova impossibile esprimere una preferenza, a causa di programmi e candidati a cui non mi sono sentito di affidare il futuro mio e dei miei figli.
Certo però che così facendo, si lascia agli altri la scelta e a quella bisogna poi sottostare.
Quindi sarebbe meglio esprimerlo ‘sto cavolo di voto, sperando che serva a migliorare.
Ecco, a questo punto mettiamo che ci si senta vicini alle posizioni di partiti o gruppi che non hanno alcuna speranza di eleggere un proprio rappresentante.
È giusto accanirsi e votare quelli comunque? Non sa di sala da tè dove ritrovarsi dopo il voto per filosofeggiare sui risultati non ottenuti a causa della gente che non capisce?
E non sarebbe meglio allora apporre la crocetta?
Certo, ma dove? Rincorriamo il “voto utile”?
Votiamo cioè qualcuno che ha speranza di essere eletto anche se il suo programma non ci convince?
Insomma a me per ora, il naufragar non m’è dolce per niente in questo mare.