Politici che vogliono mangiarli per poi vomitarli.
Formazioni armate che sparavano alle gambe per poi alzare il tiro.
Paesi che ne incarcerano tanti e li condannano all’ergastolo.
La convinzione che in molti hanno che il filtro del giornalista fra la notizia ed il suo fruitore sia superfluo e a volte anche deviante.
Quello del giornalista sembra un mestiere fuori moda. Un po’ come il fotografo perché tanto ormai con un buon telefonino lo possiamo essere tutti.
O anche come quello dell’albergatore perché con le tante app che girano on line, siamo tutti in grado di affittare la cameretta che non usiamo più.
A momenti manco il medico sefrve più, figuriamoci il giornalista.
La figura dell’esperto è in ribasso, perché esperti lo siamo tutti. Ormai.
Insomma che bisogno abbiamo di qualcuno che ci mostri un metodo per decodificare la notizia?
Non siamo stupidi, possiamo capire da soli cosa ci gira intorno e cosa vogliono farci credere.
Ormai la rete mette tutti nelle stesse condizioni. Tutti possiamo accedere alla notizia e valutarne gli aspetti più interessanti.
Possiamo farlo tutti.
Anche io ho passato un momento in cui ho creduto che l’Ordine dei Giornalisti fosse un’altra inutile lobby.
Beh, adesso ho il dubbio che non sia del tutto inutile.
L’Ordine mi pare certamente malfrequentato, forse meglio gestibile, ma inutile no.
Oggi credo serva qualcuno che ci aiuti a capire e a districarci fra le tante informazioni che circolano per la rete.
Perché a volte qualcosa di quello che leggiamo potrebbe non essere vero. E noi ci faremmo un’idea non corretta.
Poi magari andiamo a votare e facciamo casino.
Insomma se per il cibo ci affidiamo, quando possibile, ad aziende di provata serietà, perché non farlo anche per le informazioni?
Senza abbandonare il sano esercizio di verificare sempre pure noi. Scremare. Fare una media.
Sempre.
Perché anche lo storico produttore di cibo può scapocciare.
E succede.
Avoja se succede.