Chi in quella data aveva già l’età della ragione, ricorderà sicuramente dove si trovava il giorno in cui le Brigate Rosse a Roma rapirono Aldo Moro.
Io ricordo che ero a Milano. Abitavo in un posto in fondo a via De Amicis.
Ero lì al seguito di una piccola compagnia teatrale che rappresentava al Teatro Verdi della via Pastrengo, “Fix” un testo di Nello Saito.
Un’opera premiata ad uno dei tanti concorsi letterari che un regista purtroppo non molto dotato, pensò di mettere in scena.
Il pubblico non apprezzò per niente. La sera della prima il 15 marzo, la piccolissima sala era quasi vuota. Applausi finali scarsissimi.
Il giorno dopo fu quello del rapimento del presidente della Democrazia Cristiana e la stampa ne parlò con tutti gli aggiornamenti in 14 (quattordici) edizioni straordinarie.
E siccome le notizie non erano tante e un foglio solo pareva poco, tutti i giornali arricchirono l’edizione con l’aggiunta delle pagine che pubblicavano la critica degli spettacoli fra cui anche quelle che parlavano del nostro.
Critiche francamente oneste, ma proprio per questo devastanti.
Il risultato fu l’azzeramento degli spettatori già dalla terza sera e la fine anticipata delle rappresentazioni a Milano.
Intanto alla notizia drammatica che arrivava da Roma, la capitale morale d’Italia (chissà poi perché la definivano così) si animò e le strade si riempirono di manifestanti.
Da quello che urlavano sembravano tutti convinti che le alte sfere della DC non fossero del tutto estranee all’evento.
“Andreotti non ci freghi più. Aldo Moro l’hai rapito tu”! Urlavano i manifestanti.
Telefono a casa e mia madre mi chiede di NON ANDARE alla manifestazione che ci sarebbe stata nel pomeriggio in piazza Duomo.
Io manco lo sapevo della manifestazione e appena scoperto, ovviamente ci feci una scappata per vedere.
La sera al telefono mia madre mi chiede: ” …Allora poi sei andato alla manifestazione di oggi”?
Io: “Ma certo che no mamma. Lo sai che se c’è pericolo cerco di starne lontano”.
Mamma: “Ecco allora la prossima volta cerca di stare ancora più lontano e soprattutto non metterti in prima fila e poi non proprio davanti alle telecamere della RAI”.
Tornammo a casa in anticipo, senza paga e senza applausi, ma non per colpa della RAI.