Se non avesse deciso di cambiare pianeta a 55 anni, Rudolf Nureiev in questi giorni (il 17 marzo) di anni ne avrebbe compiuti 80.
Rivoluzionò il concetto di danza moderna. Carattere forte, genio assoluto in scena.
E pure con lui mi è capitato di lavorarci.
Lo spettacolo si chiamava “Nureiev and Friends”. Produzione Teatro Nazionale di Milano.
Piccola tournée di 4, forse 5 piazze (città).
Allestimento e debutto a San Remo al Teatro Ariston.
I tecnici erano di diverse nazionalità, come i ballerini.
Lingua ufficiale per comunicare con i danzatori il francese, l’inglese per capirsi fra tecnici.
Durante il montaggio si parlava in inglese e quando arrivava Nureiev c’era un momento di pausa per capire quale sarebbe stata la lingua che avrebbe scelto lui per comunicare. A volte si bazzicava anche lo spagnolo.
Ne parlava parecchie lui di lingue, ma per fortuna ci risparmiava il russo.
In scena accostava la grazia tipica della danza classica, ad una forza fisica veramente rara.
Un esempio:
dalla quinta, quindi da appena fuori scena, in quell’angolo nascosto alla vista dello spettatore, “in coperta” come si dice, spiccava un salto verso il centro del palco. Toccava terra due volte per ritrovarsi in coperta dalla parte opposta del palco. Senza rincorsa.
Impressionante. Tutto questo nel silenzio. Non si sentiva per niente il rumore della polvere da sparo che evidentemente aveva nei muscoli delle gambe.
Lo spettacolo iniziava con lui che all’apertura del sipario si contorceva in mezzo ad una gabbia di tubi montata al centro della scena.
Un Pierrot Lunaire, accompagnato dall’orchestra composta da 60 elementi.
Le indicazioni da dare per cominciare uno spettacolo hanno un ordine preciso:
Il direttore di scena segnala a tutta la compagnia che manca mezz’ora all’inizio dello spettacolo, poi che mancano 15 minuti, poi 5 e finalmente arriva il “chi è di scena”.
Funziona così da tanto. Almeno da quando il direttore era l’unico fra i componenti la compagnia ad avere l’orologio, fornito dal produttore e informava tutti sui tempi per cominciare.
Al “chi è di scena” tutti occupano le posizioni che gli spettano. L’orchestra accorda gli strumenti intonandosi al “LA” del primo violino.
Arriva il segnale di “mezza sala”, che vuol dire lo spegnimento di gran parte delle luci che illuminano lo spazio del pubblico. Gli spettatori prendono velocemente posto.
Poi si invita il maestro ad andare in buca d’orchestra (significa raggiungere il podio da dove si dirige).
Applauso, saluti, il maestro dopo aver ringraziato il pubblico si volta verso gli orchestrali, “sala buia”.
Il direttore alza la bacchetta e si comincia.
Il sipario si apre seguendo le indicazioni della regia.
In quel caso si sarebbe dovuto aprire prima dell’inizio della musica. Quindi sul silenzio.
Così successe. Solo che il direttore di scena, inglese, aveva dimenticato nella sequenza degli ordini, di invitare il maestro in “buca”.
Quindi l’orchestra aspettava. Il maestro pure. Nureiev era in scena fra i tubi, il sipario si è aperto. Silenzio.
Io, alle luci, sono partito con il primo effetto. Ancora silenzio perché l’orchestra senza il direttore non cominciava a suonare. Gelo.
Oltretutto c’è anche da dire che gli orchestrali dalla loro postazione non vedono la scena per cui non avevano la minima idea di cosa stesse succedendo e del perché la sala era al buio e il maestro ancora non arrivava.
Io in cuffia ascoltavo il trambusto in palcoscenico. Le lingue in quel momento sembravano anche più delle solite due o tre.
Pure il volume di quello che veniva detto non era lo stesso di sempre.
Risolse tutto lui: Nureiev.
Iniziò a danzare senza musica per 15 minuti. Intanto l’orchestra era stata informata per evitare mugugni.
Gli spettatori non l’hanno mai saputo ma hanno assistito ad un evento unico e mai più ripetuto. Oltre che mai provato nei giorni precedenti.
Per segnalare ai tecnici di chiudere il sipario, lui, Pierrot, ne prese un lembo con due dita e lo accompagnò fino alla completa chiusura.
Quello che successe dopo si può solo immaginare. In cuffia si sentivano i tuoni e arrivava pure qualche fulmine. E in quel caso qualche parola in russo ci scappò.
Del direttore di scena inglese non se ne seppe più nulla. E nessuno ebbe il coraggio di chiedere. Ma la tournée fu un trionfo.
Buon compleanno mitico.
Ho letto tanto su di Lui, libri riviste interviste, visto foto filmati, ma questo non lo conoscevo, grazie!!! Si aggiunge alla grandezza divina, all’eroismo direi di un genio che ha lottato per la libertà, solo, lasciandosi tutto alle spalle, patria affetti, con una forza dentro che commuove. Ha reso felici milioni di persone!!! Rudy sempre nei nostri cuori!!!