Quello a torso nudo è Sergio Leveque e fa il pugile. Il signore in piedi dietro di lui con la bandiera italiana sulle spalle si chiama Gianni Burli ed è da sempre allenatore di pugilato. La persona a sinistra è un assistente.
Leveque ha davanti una scacchiera e le mani fasciate da pugile.Non si trovano in un ripostiglio dove ci sono oggetti messi lì a casaccio. Sennò non ci sarebbe il pubblico seduto dietro di loro.
Allora che fanno questi personaggi sul ring?
Stanno semplicemente tirando il fiato dopo un incontro di Chess Boxing. Una specialità relativamente nuova che unisce il pugilato al gioco degli scacchi.
Praticamente i due atleti si affrontano per undici riprese alternando i cazzotti alle mosse sulla scacchiera.
Vince il primo che riesce a mettere KO l’avversario, o chi accumula più punti. Insomma chi vince più riprese dell’una o dell’altra specialità.
Una pratica strana che pare difficile definire solo sport. Non è facile nemmeno capire come si fa dopo essersi menati forte, a sedersi e trovare la concentrazione per imbastire una strategia che porti allo scacco matto.
E invece questa specialità esiste e sembra essere anche molto apprezzata da un pubblico sempre in crescita.
Non credo che mi sentirei di giocare a scacchi con questo campione. Non vorrei che dopo qualche minuto si alza e comincia a menare cazzotti. Forse solo Don Matteo, abituato ai cazzotti dei film western potrebbe sfidarlo. Ma forse anche per lui meglio continuare con il maresciallo Cecchini (Nino Frassica).
Comunque Leveque il 28 marzo ha combattuto a Mosca per strappare il titolo mondiale al detentore il russo Dmitry Pechurin. E c’è riuscito.
L’incontro si è concluso con un KO alla settima ripresa.
Ha vinto il nostro e si è portato a casa la coppa di migliore peso massimo scacchista del mondo.
Una bella soddisfazione soprattutto se si pensa che questo atleta si allena a Spoleto nella palestra di Gianni Burli appunto, ma vive nelle Marche a Senigallia.
Tanti sacrifici che alla fine hanno portato un bellissimo risultato.
Gianni aveva già provato l’emozione di conquistare un titolo mondiale quando allenava Noè Cruciani, che arrivò sul gradino più alto al mondo nella categoria mediomassimi, nel 1987.
Noè fu schiantato da un male incurabile che lo strappò alla vita ancora giovane.
La vittoria in Russia di questi giorni, porta nuova energia nella palestra della Boxe Spoleto. Una realtà di provincia che come spesso succede in queste favole dello sport, senza soldi ma con tanta passione, ha raggiunto la vetta più alta di questo strano sport-gioco.
Complimenti ai neocampioni del mondo Gianni e Sergio.