Era la “Valle dei Gelsi” fino ai primi anni del secolo scorso.
Quella che dall’attuale Via del Tiro a Segno, sale su fino al Giro della Rocca e al Duomo.
Era piena di quegli alberi che davano nutrimento ai bachi da seta. Molti laboratori sul territorio lavoravano il prezioso tessuto.
Un’economia di cui ancora si trova traccia nel nome di alcune donne che si chiamano “Gelsa”. Nome tipico di queste zone, fu storpiato in “Gerza” da Alberto Talegalli che così volle chiamare la moglie di Sor Clemente, il suo personaggio più famoso.
Il 4 aprile però, all’incrocio fra via dei Monasteri e via del Tiro a Segno, l’ultimo gelso che secondo qualcuno aveva almeno 150 anni, è stato abbattuto.
Nelle foto il mucchio di legna in cui è stato trasformato.
Era malato, pericoloso, irrecuperabile, solo brutto? Chi lo sa?
Intanto questa preziosa testimonianza di un passato artigiano è scomparsa per lasciare posto a uno spazietto giusto giusto per parcheggiarci un’auto.
L’assessore Vincenza Campagnani alla mia domanda, risponde che l’albero era ormai tutto cavo, quindi pericoloso. “Anche a me è dispiaciuto, dice l’assessore, ma andava abbattuto, per la sicurezza delle persone.”
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Qui di seguito come si presentava l’albero quando era ancora in piedi.
Ricordo che da bambino ci si mangiavano le more, quello in fondo alla strada (appena tagliato) le bianche, quello che si trovava poco dopo l’ingresso del parcheggio però sulla sinistra (vicino al civico 3 ) le nere. La strada era polverosa , le abitazioni poche ed il fiumiciattolo portava sempre l’acqua.
Anch’io ogni anno (eccetto quelli in cui la potatura veniva effettuata fuori tempo) mi ci soffermavo a gustarne i frutti dolciastri.
Chissà poi se veramente quell’albero costituiva un pericolo per la pubblica incolumità!?
A volte certe decisioni vengono prese unicamente per dare prova della propria presenza, una sorta di “certificato di esistenza in vita”…