Da un paio di giorni, appena la TV fa una pausa dalle vicende del recupero di Cesare Battisti, sento parlare dell’obbligo del grembiulino a scuola.
Il Ministro dell’Interno si intesta la battaglia per il ritorno ad un abbigliamento che quelli della mia generazione hanno frequentato a lungo.
Sicuramente carini i bambini in fila, tutti uguali con quello che noi qui si chiamava “zinalìno”. Abbellito da un bel fiocco: rosa per le bambine e azzurro per i maschietti.
E mi viene da pensare che anche questo, forse, serve a non far pensare che nelle scuole si sente, prima che del grembiule, il bisogno di sicurezza, di carta igienica, di controlli di stabilità delle aule, di insegnanti preparati e motivati, di programmi aggiornati, di libri, di puntualità nelle nomine del personale, di mense sicure, di spensieratezza, di visione di futuro, di materie aggiornate, di insegnanti con idee e pure di tanto altro.
E fra il tanto altro, se proprio vogliamo, ci mettiamo anche il grembiulino.
Lo “zinalìno”.
Nell’immagine, quello a sinistra è “Richetto” che ne Lo Zecchino d’Oro era lo scolaro con il grembiule.