Proprio ieri una ragazza con cui ho condiviso insieme a tanti amici, momenti belli di sport e di viaggi, è venuta a mancare.
Un passaggio brutto per la sua famiglia e per le persone che l’hanno conosciuta.
Oggi c’è stato il funerale. Una chiesa piena zeppa come pieno era pure il piazzale davanti.
Tante persone tristi che sono volute essere presenti all’ultimo saluto.
Ma come è capitato tutto questo? Morire a trent’anni.
Semplice: malattia gravissima che ha colpito il cervello, la testa.
E non c’è stato niente da fare, per i medici, più di quello che è stato fatto.
I contatti miei con quella ragazza, ovviamente sono diminuiti, ma la stima per la sua storia degli ultimi tempi no.
E cosa dice questa storia?
Beh, siccome mi è stata raccontata da diverse persone e ogni volta la versione aveva una variante diversa da quella di prima, allora io mescolo tutto e racconto quello che ho capito, senza stare troppo a pensare se è vero o no, anzi certo che un po’ di fantasia ci sta, e meno male.
Non facciamo nemmeno il nome di questa coraggiosa ragazza e raccontiamo la sua piccola storia come fosse una favola; un racconto completamente inventato.
Qualche tempo fa ad un controllo, venne riscontrato il male nella testa della ragazza.
Lei era piena di vita, circondata da tanti amici, una vita molto sociale (non social) da poco virata verso lo sport.
Per una serie di coincidenze si era infatti ritrovata a correre.
Abbandonati, o almeno diminuiti, gli happy hours, insieme a un gruppo di amici, aveva cominciato a prepararsi per correre lunghe distanze su strada e anche con ottimi risultati.
I medici, dopo accurati controlli le diedero un mese di vita. Un mese.
E le hanno suggerito di spenderlo come le andava di fare.
“Divertiti. Fai quello che ti piace“.
E lei ha deciso di fare quello che in quel momento le andava di fare: Ha intensificato i suoi allenamenti. Ha continuato a correre e a fare gare.
Intanto il mese era passato, ma lei continuava a correre.
Non stava bene, ma neanche così male come avevano previsto i medici.
Lei pensava che questo “non peggioramento” poteva dipendere dalla corsa e magari è pure vero.
Corri corri, ha anche deciso di diventare mamma.
Sì, rimanere incinta per guardare al futuro.
E l’ha fatto. Un padre a casaccio e il risultato è stata una bambina sana e bellissima.
La giovane mamma, malata ma non troppo, si è goduta questa nuova vita.
Questa speranza.
Ha accompagnato la figlia fino all’asilo. Ha fotografato tutti i loro momenti insieme. Ha deciso a chi sarebbe stata affidata quando lei non ci sarebbe stata più.
Insomma un lavorone possibile solo se si spera, se si pensa al futuro.
E lei così ha fatto.
Quel mese di cui parlavano i medici si è trasformato in anni e tutti vissuti a tutto gas.
Poi la morte ha vinto, certo. Lo sapevamo.
Ma quando è arrivata, la morte, l’ha trovata viva.
Buon viaggio piccola donna coraggiosa. Buon viaggio.