Ne basta anche solo uno di mondo, non necessariamente tutti e due quelli che ci ha fatto conoscere il Festival.
Credo di averlo già scritto tempo fa, da qualche parte, ma ci metterei troppo a ricordare dove l’ho messo.
Un concetto semplice che mi è tornato in mente grazie al post in Facebook di Tommaso Biondi, un amico che oggi riflette on line sulle difficoltà della comunicazione stradale di questi giorni.
Strade bloccate, cavalcavia in manutenzione causano giri infiniti per uscire da qui, ma soprattutto per arrivarci qui da noi.
Chi dovesse pensare di arrivare a Spoleto per ammirarne le infinite bellezze, potrebbe essere tentato di cambiare destinazione per i troppi problemi dati da una viabilità fortemente penalizzata dai lavori che si è deciso di mettere in piedi appena finito il “lockdown“. Non durante: subito dopo.
L’Umbria non è collegata male: da Foligno si raggiunge velocemente l’Adriatico, a Perugia stanno pensando ad una strada tutta nuova che apra al mondo il capoluogo. Pure Terni per la sua vicinanza all’imbocco dell’Autostrada del Sole sta benino.
Tutto migliorabile, certo, ma non ci sono paragoni con Spoleto.
Siamo praticamente solo noi infatti a rimanere bloccati.
Le chiacchiere continuano senza fine.
Si parla di strade nuove da almeno trent’anni.
Tunnel, gallerie, svincoli, bretelle…
Si è parlato di tutto, ma fino ad oggi il risultato è che viviamo in un posto che sta scivolando verso un pericolosissimo isolamento.
Quello che proponevo io un po’ di tempo fa era di lavorare su quello che gli altri hanno lasciato indietro.
Si sono occupati tutti delle strade?
Bene, noi pensiamo a potenziare il collegamento ferroviario.
Magari costa pure di meno.
Pensiamo a collegarci bene con Roma e con il nord, con treni che somiglino sempre di più a metropolitane di superficie, per efficienza e per i ridotti tempi di percorrenza.
D’altra parte da tempo le energie di Trenitalia sono rivolte a velocizzare gli spostamenti in treno no?
E sarebbe anche possibile progettare il trasporto delle merci su rotaia in coincidenza con mezzi che colleghino la stazione ferroviaria alle aziende.
Quelle rimaste vive e quelle che vorranno investire su una visione lunga.
Più lunga di una strada che porta solo al mare.
Ecco.
Solo che ci vorrebbe una visione, la voglia e la capacità di realizzarla… eh, insomma ci vorrebbero contenuti ed energie che per il momento non vedo.
Ma non disperiamo.
Dice che il Covid ci trasformerà in persone migliori?
Magari fra le persone che alla fine di questa baraonda troveremo adeguate alle esigenze della città, avremo anche imprenditori, amministratori, politici di qualsiasi orientamento, sognatori, elettori…