Ho un orologio da polso che ha due quadranti analogici.
Uno, il più grande, segna l’ora del posto dove mi trovo.
L’altro, più piccolo, posizionato a sinistra, a ore 9 come dicono quelli che ne sanno di orologi, serve per l’ora di un altro paese. Per indicare un altro fuso orario.
L’ho comprato tempo fa e qualche volta mi è tornato utile per ricordare al volo, mentre ero in viaggio, l’ora di casa così da non svegliare nessuno telefonando.
Ieri, mentre ero seduto su una panchina, in attesa di un amico, mi sono messo ad osservare il mio orologio.
Ho notato che le ore nei due quadranti non erano in sintonia fra loro.
Ho pensato che quello piccolo non funzionasse bene.
Allora ho corretto l’ora che riportava, allineandola con quella del quadrante principale.
Erano le 11 meno 5 precise. E ho riportato questa ora su ognuno dei due quadranti.
Poi ho lasciato stare perché nel frattempo è arrivata la persona che aspettavo. Ma l’orologio intanto lavorava. Faceva il suo.
Me ne sono ricordato la sera a casa, proprio 12 ore esatte dopo.
Erano le 23 meno 5 e tutti e due i quadranti spaccavano il secondo.
Adesso i due indicatori sono di nuovo disallineati fra loro, ma la soddisfazione della grande precisione alle 22 e 55 è stata sufficiente a farmi felice, anche se per pochi istanti.
La felicità vera non dura a lungo. Manco pochi secondi.
Adesso il problema è che non so decidere se mi sento più intrigato dal quadrante principale che mi dà un riferimento abbastanza preciso del tempo che passa e mi aiuta a rimanere allineato con il mondo.
Oppure se mi piace di più il quadrante piccolo che per gran parte della giornata è inaffidabile ma poi due volte al giorno, si trasforma in uno spietato spaccatore del secondo.
Tornerò a controllare domattina poco prima delle 11 con la certezza che avrò ancora una bella soddisfazione.
Oh, a me mi piace la precisione, che ci posso fare?