I miei amici, quelli con cui parlo spesso e a cui racconto aneddoti della mia esperienza con grandi personaggi dello spettacolo, sanno chi è il protagonista di questa storia.
Io preferisco per ora qui ometterne il nome, per lasciarmi la possibilità di rivelarlo quando mi sarò convinto che questi piccoli racconti meritano l’onore di essere ospitati da un libro, come in tanti mi consigliano da tempo.
Si tratta di un attore molto importante del cinema italiano, che alla fine della sua carriera decise di regalarsi una tournée in teatro.
Poi siccome l’avventura gli era piaciuta, venne ripetuta anche per un secondo entusiasmante anno.
“Io non dovevo fare il cinema ma il teatro. La mattina ti alzi tardi e non alle 6 come per un film e la sera puoi andare a letto molto tardi e fermarti a cena con gli amici. Tempi più umani quelli del teatro” diceva.
Un’esperienza indimenticabile per me, piena di piccoli fatti che raccontarli tutti sarebbe un lavorone.
Cominciamo con uno di questi.
Teatro in Veneto. Ometto pure il nome della città, hai visto mai?
La direttrice del teatro era una signora un po’ avanti con gli anni che mostrava di essere stata una bella donna.
Non riusciva ad accettare i danni che portava l’età e così si sottoponeva spesso ad interventi chirurgici che avrebbero dovuto allontanare la vecchiaia.
Uno di questi interventi era toccato pure al seno che si narra, spesso scivolava in posizioni non sue.
Le prime operazioni diciamo che erano poco stabili e le tette imbottite di silicone si spostavano da destra a sinistra e viceversa. Mai su e giù.
Io ero in camerino a chiacchierare con l’attore. Si parlava del più e del meno. Ci si raccontavano barzellette che a lui piacevano tanto.
Ne ricordo ancora qualcuna che regge pure il tempo passato.
Entra la direttrice. Si siede davanti a lui dando le spalle a me.
Si comporta come se io non ci fossi e parte in quarta: “Sa io maestro, per lei ho sempre avuto una grande passione. L’ho sempre considerato come un punto di riferimento anche sessuale. Io per lei, maestro, sarei disposta a fare qualunque pazzia“.
Lui guarda me da sopra la spalla della direttrice che intanto aveva conquistato una preoccupante vicinanza da lui intento a truccarsi davanti allo specchio.
Un’espressione fra il divertito e il preoccupato, poi il colpo di genio tipico di chi queste situazioni le frequenta da decenni.
“Signora mia, sa quanti anni ho io? Ormai l’unica pazzia che potrebbe fare è quella di reggermi il pappagallo“.
Fine della storia.
Non ricordo quanto ci ha messo la bella signora ad uscire, ma poco e comunque in quella occasione le poppe erano al posto giusto, ma il sorriso era scomparso.
Ah… a me non mi ha salutato nemmeno quando è uscita.