Beh forse detto così potrebbe sembrare una domanda un po’ cruda, ma magari un senso ce l’ha.
Io penso che l’abitudine che abbiamo ormai di bruciare le notizie in poco tempo, potrebbe, anche in questo caso, portare ad una banalizzazione dei fatti.
Bulli, vittime, violenza, abitudini tossiche. Tutto si mescola nel pentolone del nulla.
Parlarne troppo forse potrebbe portare a far diventare l’evento, come una delle tante tristi, squallide vicende di violenza e di sottostima delle capacità del cervello.
Perché un cervello ce lo dovremmo avere tutti, anche quelli che hanno deciso di trascurarne la cura e l’allenamento a favore di tante attenzioni per bicipiti e pettorali.
Io eviterei di parlare a macchinetta della vicenda che ha visto il brutale omicidio di un coraggioso ventunenne.
Facciamo in modo che la notizia e l’attenzione non si spengano per troppa frequentazione.
Troppe chiacchiere fatte da personaggi che in TV riescono a parlare di tutto con la stessa espressione e lo stesso coinvolgimento.
Poi quando in tribunale si rivedranno i fatti, speriamo presto, sarà più facile affrontare una lettura equilibrata.
E a proposito di questo, qualche tempo fa avevo pubblicato una riflessione riguardo il carcere e la durata della pena, che potrebbe essere interessante nella discussione che in questi giorni rotola per tutti i media.
Evito di riassumere quello che avevo scritto.
Faccio prima a linkarlo qua: L’ARTICOLO