COME TI INCARTO LO “UIGURO” SU TIK TOK

di Carlo Cosenza

“Non tutti sanno che” la Cina fra tutti i suoi primati, ha anche quello di aver in atto la più grande deportazione di minoranze etniche e religiose dal dopoguerra ad oggi.
Il genocidio uiguro è il nome dato alle gravi violazioni dei diritti umani perpetrata dal governo cinese, sotto la direzione del Partito Comunista Cinese durante l’amministrazione del segretario generale del PCC Xi Jinping.
Oltre un milione di musulmani (la maggioranza dei quali uiguri) detenuti in campi di rieducazione senza procedimento legale.

La repressione delle pratiche religiose e culturali, l’indottrinamento politico, i gravi maltrattamenti e le violazioni dei diritti umani, tra cui sterilizzazione forzata e contraccezione; sono solo alcuni degli aspetti di cui il mondo occidentale è a conoscenza e condanna, ma non in maniera unanime.
Fino alla fine del 2020 gli avvocati del Dipartimento di Stato USA hanno affermato che “non ci sono prove consistenti a favore del genocidio in Cina“.

Almeno fino alle ultime dichiarazioni di Mike Pompeo a cavallo dell’insediamento di Biden:
La Repubblica popolare cinese sta commettendo genocidio e crimini contro l’umanità in Xinjiang, prendendo di mira i musulmani uiguri e i membri di altri gruppi etnici e religiosi minoritari“.

Per la prima volta gli USA riconoscono il grave problema e la Cina ovviamente risponde.
E come lo fa? Con la propaganda social.
Scene di vita quotidiana con persone nelle loro case, mentre portano al pascolo le pecore, lavano i pavimenti, vanno in fabbrica.
Ma non riprese da uno smartphone.
Le scene sono girate con attrezzature professionali, illuminazione da studio televisivo, videocamere 4K e addirittura un drone.

Quale famiglia dello Xinjiang non ha un drone nella credenza?

Dicono tutti la stessa frase sottotitolata in cinese e inglese:
Pompeo io sono dello Xinjiang e sono indignata/o, la vita in Cina è bellissima e non c’è nessun genocidio!
Donne, uomini, anziani e bambini di 5 anni.

I famosi bambini dello Xinjiang che fanno video in ultra hd contro un alto funzionario di stato americano.

Ma a parte l’assurdità della sceneggiatura, è l’idea di base a questa operazione ad essere fantozziana; la possibilità che un cittadino dello Xinjiang possa accedere a news internazionali è pari a zero.
Che questi volontariamente possano di punto in bianco organizzare centinaia di video di livello televisivo, con gente grata a uno stato repressivo e violento, che dal 2016 li ha di fatto sequestrati ritirando loro i passaporti. Felice di aver finalmente ottenuto ben 12 capre, è semplicemente, drammaticamente impossibile.
Oltre al fatto che i video sono facilmente reperibili su piattaforme però vietate in Cina.
Il famoso pastore delle 12 capre è pure haker pro governo?
Qualcosa si sta muovendo, la Francia ha fatto rientrare il proprio ambasciatore in Cina.
Si, la stessa Francia che ha consegnato la Legion D’onore ad Al Sisi, sesto e attuale Presidente della Repubblica Egiziana, la stessa che non risponde dei crimini contro i nostri connazionali Giulio Regeni e Patrik Zaki, a cui allegramente continuiamo a vendere armi.

Quella.

Gli Stati Uniti e il Canada in collaborazione con i paesi europei più sensibili alla questione, stanno attuando una serie di politiche, non solo sanzioni, per arrivare almeno a un tavolo di discussione sull’argomento che, ricordiamolo, la Cina semplicemente nega.

Non rispondere quando i media hanno più volte fatto domande scomode è stata l’unica strategia del colosso asiatico.
Ma questo adesso non basta più, non è mai bastato, ma si sa, business is business, chi poteva permettersi di fare domande scomode su una “sciocchezza” come il genocidio uiguro a un partner commerciale potente come la Cina?
E adesso cosa è cambiato?

CARLO COSENZA

Carlo Cosenza, autore dell’articolo

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