Come tutti i frequentatori dei social, anche io sono iscritto a numerosi gruppi WhatsApp.
Alcuni sono composti da colleghi o ex colleghi di lavoro, altri ospitano persone con interessi in comune, altri ancora sono costituiti da parenti o amici stretti.
Ci sono poi quei gruppi dove ti inseriscono dei conoscenti pensando di farti cosa gradita e anche se vorresti uscirne pare brutto farlo.
E allora tutti facciamo la stessa vigliacca cosa: silenziàmo e lasciamo lì a ciacolare fra di loro.
Ogni tanto si torna a visitare il gruppo, per vedere di cosa si discute in quell’angolo di mondo virtuale e non è raro scoprire che è diventato lo sfogatoio di alcuni iscritti.
In genere comincia uno e tratta un argomento che gli sta molto a cuore, anche se non c’entra niente con il tema centrale.
Si agganciano presto altre persone e tutti insieme se ne vanno per una strada che si alimenta di chiacchiere, spesso di luoghi comuni, a volte anche di posizioni socialmente provocatorie. Comunque sempre una gran lagna.
E allora io penso che dev’essere triste parlare da tastiera con persone che si capisce sono disinteressate e insistere e dire tutto di se stessi, di cosa si pensa dell’argomento del giorno e insomma fare salotto con colleghi di gruppo che come me non escono per non offendere.
Non sarebbe la stessa cosa se il gruppo si chiamasse “Chiacchiere a vuoto“. Infatti in genere il tema è la salute, la politica, lo sviluppo del territorio, la scuola dei figli e altro, ma sempre su questo tono.
Fra qualche anno ci sarà forse chi riterrà utile perdere un po’ del suo tempo per studiare questo comportamento.
A me per ora rimane la tristezza di leggere gli sfoghi afoni di persone troppo sole che giringirano inutilmente intorno ad argomenti sempre noiosi, che non meritano tanto accanimento chiacchieristico.
E non lo meritiamo nemmeno noi.