Questo non è il video che pubblico settimanalmente per fare un veloce riassunto di quello che ci siamo detti.
Però oggi è il mio compleanno e mi voglio regalare la possibilità di condividere un mio pensiero.
Questa volta quindi rubo un po’ di tempo a chi vorrà raccogliere una mia piccola riflessione su Spoleto, la città che tanto mi coinvolge emotivamente e sulle aspettative che avevo quando ho deciso di tornare a vivere qui.
Chi mi conosce sa che ho iniziato da molto giovane a lavorare in teatro e ho cominciato presto ad abbandonare Spoleto per seguire delle lunghe tournée che mi hanno portato molto lontano anche per molto tempo.
Poi è arrivato per me il momento di decidere dove fermarmi e ho scelto di farlo qui a Spoleto dove sono nato io e dove sono nati i miei figli.
Qualche altra proposta lavorativa in tutti questi anni, mi è capitata. In Italia, ma anche all’estero, però il richiamo di Spoleto per me è sempre stato molto forte.
Ho cambiato lavoro e mi sono fermato non senza nostalgia o ripensamenti e attacchi di “viaggìte”.
Appena rientrato stabilmente qua, mi sono ritrovato costretto a discutere con quelle persone che pensano a Spoleto come a un luogo impastato di storia sì ma anche di pessimismo e negatività. Quelle persone che sono convinte del fatto che ogni iniziativa qua fatica troppo per crescere e svilupparsi sana.
Ripeto da anni che non è un fatto geografico la pigrizia, il pessimismo, questo incontenibile desiderio di fare la vittima che pare abbiamo noi qua.
Girando per il mondo, ho visto che anche da altre parti succede la stessa cosa. Ci sono molti posti dove gli abitanti si sono ormai dati per vinti e scuotono la testa dicendo: “Tanto ormai non c’è più niente da fare qui. Bisogna andarsene per stare meglio e per riuscire a realizzare qualche progetto”.
È vero, posti che la pensano così ce ne sono tanti in giro, ma non credo sia un caso che si tratti solo di piccoli paesini, mai di centri grandi e sviluppati.
Piccoli paesini come quello che rischia di diventare Spoleto.
Un paese è diverso da un centro più grande, perché mancano i servizi. Prima quelli meno importanti, poi quelli fondamentali come l’ospedale, il lavoro, eccetera.
Allora adesso mi sto convincendo che non è che qui da noi sia concentrata tutta la negatività, ma che manchi la voglia di reagire, quello sì.
Lamentarsi va bene se porta alla soluzione.
Il lamento fine a se stesso però ci distrugge. Distrugge tutta la comunità e pure il territorio.
Tante tantissime sono le cose che non vanno. È vero. Ma concentrarsi su quelle e piangerci sopra non porta da nessuna parte.
Consiglio di alzare un po’ la capoccia e lo sguardo e cercare soluzioni. Alziamo il tiro insomma.
I problemi li conosciamo un po’ tutti. Se non bastasse ce li ricordano i candidati di turno ad ogni campagna elettorale.
È quando si tratta di proporre e mettere in campo operativamente le soluzioni che cominciamo a perdere l’equilibrio, i riferimenti certi.
Questa città che sta diventando un paesetto, non merita persone inadatte alle soluzioni.
Anzi, credo che di persone che tirano verso il basso ormai ce ne abbiamo troppe.
Basta. Cambiamo verso sennò si mette male. Molto male.
Ogni volta che pensiamo di aver toccato il fondo, scopriamo che si poteva peggiorare.
Basta.
Allora convinciamoci che tutti possiamo tirare verso sviluppo e crescita, ma certo, un po’ di impegno ci vuole, ognuno per il suo ruolo e le sue competenze.
E magari cominciamo anche solo ritrovando il sorriso perso troppo tempo fa.