Oggi parliamo dell’attrezzo principe utilizzato per i lavori di palcoscenico.
Il martello del macchinista la cui nascita viene fatta risalire a Firenze nel periodo a cavallo fra il 1700 e il 1800.
Qualcuno lo chiama martello da scenografo, sbagliando forte.
Lo scenografo è quel professionista che progetta le scene, il martello viene utilizzato invece dagli scenotecnici, cioè i tecnici di scena ed esattamente dal macchinista che è la persona che si occupa del montaggio della scenografia.
Un mestiere quello del macchinista teatrale che somiglia a quello del falegname, ma con delle competenze molto diverse e particolari.
Per il suo lavoro il macchinista ha bisogno del martello. Ci pianta i chiodi, li toglie, lo usa per sollevare pesi, usa il manico come leva, guarda questa smussatura e tanto altro.
La parte alta del manico serve per far meglio leva quando cacci i chiodi. Segue l’inclinazione delle penne come si vede.
Questo non è un martello normale. È un simbolo del teatro. Anche per questo viene venduto a prezzi molto alti, specialmente se è antico. Hanno provato in tanti a copiarlo, ma ancora nessuno pare ci sia riuscito, anche se ci si è avvicinati. È l’oggetto più rubato in palcoscenico. Guai a lasciarlo abbandonato.
La tradizione vuole che i primi originali, siano stati ricavati da un pezzo di binario. Il profeta di questo attrezzo è Primo. Il macchinista del Teatro della Pergola di Firenze, per questo si chiama anche “martello fiorentino”. E da lui tutti ne hanno comprato almeno uno. Pure io. Questo è uno di quelli di Primo. Contrassegnato da una stellina che è il marchio di fabbrica.
Il martello veniva tramandato di padre in figlio oppure veniva donato all’apprendista in segno di grande stima.
Ci sono testimonianze di martelli citati nel testamento.
Di questi martelli ce ne sono di diverse dimensioni. Lo zero è il più piccolo, si usa per lavori di tappezzeria in genere, poi c’è l’uno e via fino addirittura al numero cinque. Dipende dalle dimensioni e dal peso. Quello più usato, il classico, è il numero 2 che vuol dire 200 grammi di peso. Come questo.
Pare che una delle caratteristiche che rendono questo martello speciale, sia il fatto di avere 3 tempere diverse.
Una per le penne divaricate che devono essere molto dure in modo da poter togliere chiodi di qualunque dimensione, fino agli spilli, senza deformarsi. Poi c’è la tempera dell’occhio, che deve entrare in sintonia con il legno del manico e infine quella del quadrello, la parte che serve per piantare il chiodo.
La tempera deve rendere questa parte resistente ma anche un po’ elastica in modo che non si scheggi con l’uso intensivo.
E poi c’è il manico. Sulla sua lunghezza, sul peso, sul tipo di legno e anche sul modo di tenerlo sempre elastico e tonico, si potrebbe scrivere un trattato.
Questo mio è di legno di limone. C’è chi lo fa di arancio amaro, chi di legni pregiati e chi con pezzi di scarto. I macchinisti storici preferivano avere il manico di legno di corniolo o corniale che come si dice: “Il corgnale scoccia l’ossa e non fa male”.
Ognuno ha il suo pensiero e secondo me va bene che sia così.
Un collega mi ha appena ricordato che Primo, quello di cui si parla nell’articolo, sosteneva che per raffreddare correttamente un martello appena forgiato, bisognava farci la pipì sopra che l’ammoniaca aiuta ad ottenere una tempera migliore.
Boh. Speriamo non sia vero.
Io ho un martello N.2 di oltre 40 anni fatto da Primo. Era di mio padre e adesso è mio come da tradizione vuole
Ho lavorato al teatro comunale di Bologna per anni… soprattutto in graticcia… Arrivarono per pochi giorni alcuni aggiunti da fuori Bologna per pochi giorni e…purtroppo il mio martello… sparì nel giro di 5 minuti. Vi giuro che i miei occhi diventarono lucidi. Ne sto cercando uno decente ma….non lo trovo. Marco
Io faccio il macchinista teatrale dal 1984 posso garantire che i martelli di ” primo ” sono come il portafoglio non te ne separi mai, ho la fortuna di averne 3 martelli , due da 200 grammi e uno da 0 grammi cioè il più piccolo. Appena andrò in pensione farò un bel quadro con i martelli e me li guarderò tutti i santi giorni