Adesso provo a spiegare una cosa che in palcoscenico con le corde in mano è facile, a parole molto meno.
Quando si appende uno stangone alle corde della soffitta, non sempre sollevandolo lo si ritrova in posizione esattamente orizzontale. Ci sarà da metterlo in piano. Bisognerà quindi dal palcoscenico, dare indicazioni al macchinista sul ballatoio, su quale corda tirare per avere lo stangone, o il bilancino, o l’americana in piano.
Per fare questo, si è pensato di dare un nome alle corde.
Quella più lontana dall’operatore in soffitta è la lunga. Quella più vicina è la corta. C’è anche il mezzo quando le corde sono in numero dispari. E poi se le corde sono 5 ci sarà: corta. Mezza corta. Centro (o mezzo) mezza lunga e lunga.
Dice e se sono 7 le corde? Allora si aggiunge la cortissima e la lunghissima.
E se sono più di 7?
Non sono più di 7.
Tranquilli.
Se ne servono più è un lavoro strano per cui vanno cercate altre soluzioni.
Se lo stangone, la barra, è un’americana, cioè un traliccio dove vanno appese le luci, allora ci sarà bisogno, oltre che delle corde di sostegno, anche del cordino per i cavi. Una corda più sottile (in genere da 8 millimetri contro i dieci delle altre) per assicurare i cavi in modo che non pesino sull’americana e consentano una più agevole messa a punto. (In piano).
Questa cosa del tira la lunga o la corta o un’altra corda, vale anche per fianchi, gli spezzati e altri elementi di scenografia appesi.
E non si lavora mai a calare ma sempre a salire. Quando è in piano allora si cala unito, ma le corde si sistemano sempre a sollevare.
Perché? Te lo spiego un’altra volta.
Intanto tu prendi consapevolezza che fra la lunga e la corta c’è tanto teatro.
Tanto tanto.