Oggi racconto un piccolo aneddoto per alleggerire questa lunga sequenza di video che parlano di scenotecnica.
Ho parlato in altri video di un sacco di roba che riguarda il teatro, dalle superstizioni, fino ai trucchi di scena e all’impostazione del lavoro e tanto c’è ancora da dire.
Tutto quello di cui parlo succede in un mondo fatto da persone che si incontrano, condividono gran parte della giornata, vanno a cena insieme e si raccontano delle cose a volte, spesso, anche divertenti.
Penso a quando ero a cena con Marcello Mastroianni con il quale ho avuto la fortuna di fare tournée per un paio di anni.
Lo spettacolo era “Le Ultime Lune” di Furio Bordon, regia di Giulio Bosetti, prodotto dal Teatro Stabile del Veneto.
Quella volta Mastroianni a tavola ci raccontò di quando si trovava in Russia per girare un film.
Non ricordo il titolo.
I ritmi nel cinema sono molto diversi da quelli del teatro.
Infatti si lavora quando la luce esterna lo consente e in genere, quando non si gira in uno studio, si rientra in albergo abbastanza presto.
In quel caso, visto che tutta la troupe stava in uno sperduto villaggio sugli Urali, poco c’era da fare al di fuori del lavoro e si ritrovavano in albergo a mangiare, leggere, chiacchierare, giocare a carte e raccontarsi barzellette, fra una sigaretta e un bicchiere di vodka.
Dopo ore di chiacchiere, finisce il repertorio di tutti e allora si studia un sistema per avere una barzelletta nuova.
Come si fa?
“Facile Marcello – dice uno – chiamiamo tuo fratello Ruggero” montatore a Cinecittà e famoso per avere in tasca sempre la barzelletta più recente.
“Come lo chiamiamo”?
In un tempo in cui non c’erano i telefoni cellulari, bisognava per forza passare per la signora del piano che dà accesso al telefono fisso dell’hotel.
In Russia almeno fino a un po’ di tempo fa, per ogni piano dell’albergo c’era una robusta signora seduta ad un tavolo, che se ne stava lì per rispondere alle esigenze dei clienti.
Bottiglia d’acqua, telefonata, una coperta o un cuscino in più, ritoccare la temperatura della camera ed altro, venivano gestiti da lei.
Bisognava chiedere a questa signora in genere burbera che non conosceva altra lingua se non il russo.
Insomma un componente della troupe va dalla signora del piano e le chiede di poter fare una telefonata in Italia per chiamare Ruggero Mastroianni e farsi raccontare la barzelletta più recente.
C’è voluta molta insistenza, una foto di Marcello autografata e il sorriso del grande attore, per ottenere la possibilità di chiamare.
“A Ruggé, so Marcello. Dormivi”?
“Eh certo che dormivo, so le tre di notte, che devo fa’”?
“Scusa è che ci annoiamo e ci servirebbe che tu ci raccontassi l’ultima barzelletta che gira a Cinecittà che tanto tu la sai”:
“Beh, ormai mi hai svegliato… ti racconto questa”.
“Vediamo se sai rispondere… dove va a cacare un gorilla di 350 chili”?
“Eh, dove va a cacare un gorilla di 350 chili? Sul vulcano, sul lago pericoloso, nella foresta piena di leoni… bh, che ne so. Mi arrendo”
TAC cade la linea.
Ma come cade la linea?
Signora ci faccia richiamare che è caduta la linea.
NIET. La signora non si è lasciata commuovere e così niente telefonata per conoscere la risposta.
Una serata monca insomma.
Un po’ di chiacchiere, l’ultimo bicchiere e poi tutti a nanna che il giorno dopo bisognava essere sul set molto presto.
Il soggiorno di tutto il gruppo continua sul lavoro, la barzelletta viene dimenticata e dopo un altro mese di Russia, si torna in Italia.
Finalmente Marcello incontra Ruggero e gli torna in mente la barzelletta di quella notte nella baita in mezzo alla neve russa.
“Ruggero, ti ricordi quella barzelletta che mi avevi raccontato e poi è caduta la linea”?
“Ah sì certo, mi ricordo”.
“Ecco, mo è passato più di un mese, le ho pensate tutte ma non ho trovato la risposta giusta. Insomma dove va a cacare un gorilla di 350 chili”?
E la risposta di Ruggero è: “Ma dove gli pare. E chi gli dice niente a un gorilla di 350 chili”?
Barzelletta stupida, ormai vecchia, ma il fatto che c’è stato bisogno di più di un mese per conoscerne il finale, la rende molto particolare.
No?