Montagnola di San Siro. Una collinetta costruita con le macerie della seconda Guerra Mondiale.
Sta dalle parti dello stadio principale di Milano.
Lì negli anni 80 mi è capitato di ritrovarmi per lavorare al Festival dell’Unità. Forse era l’edizione nazionale, non ricordo.
Comunque passarono per quei palcoscenici, moltissimi personaggi di livello internazionale.
Fra questi anche il compositore Luciano Berio che diresse un grande concerto scritto da lui, che era dedicato alla Pace.
In mezzo al parco della Montagnola era stato costruito un palco da dove il Maestro Berio dirigeva la sua composizione.
I tanti musicisti erano stati divisi in quattro gruppi e posizionati ai punti cardinali, quindi c’era l’orchestra Nord, quella Sud, quella Ovest e quella Est.
Musica particolare quella di Berio, come particolare era lo svolgimento dello spettacolo che prevedeva ad un preciso punto musicale, da un piccolo aereo, il lancio di volantini sul pubblico.
Tanti volantini dove era scritto “VIVA LA PACE”.
L’aereo che sorvolava il luogo dello spettacolo era un biposto pilotato da un signore con casco di cuoio ed occhiali rotondi alla Grunf del Gruppo TNT di Alan Ford che qualcuno ricorderà.
Al suo fianco era seduto un grande direttore di scena del Piccolo Teatro di Milano, che aveva il compito di lanciare i volantini infilandoli in un buco posizionato sotto il suo sedile.
Il comando per l’inizio dei lanci lo avrei dovuto dare io accendendo e spegnendo un occhio di bue posizionato in un angoletto del palco.
Quindi lì sopra il palco, il Maestro Berio e io con il mio grande proiettore pronto per dare il via alla pioggia di volantini.
Ovviamente non c’erano i telefonini e in quell’occasione non avevamo radio per comunicare fra terra e l’aereo.
Arriva il momento giusto e io segnalo di cominciare a lanciare. Dò il via.
Come si sa i volantini, quando escono dalla tipografia, sono una specie di mattoncini che se non vengono prima mossi, spillati, per staccarli, rimangono mattoni fino a quando arrivano a terra.
E così successe.
Nessuno spiegò al lanciatore che i blocchetti non erano stati trattati e che quindi andavano un po’ maneggiati, così cominciò il bombardamento di mattoni di carta che arrivando a terra aprivano dei piccoli crateri sul prato fra il pubblico e poi scoppiavano per prendere la forma di innocui volantini.
Io dal palco segnalavo per quanto possibile di smetterla, ma dall’aero vedevano il lampeggiamento forsennato e capivano che andava tutto bene e bisognava insistere intensificando i lanci.
Per fortuna non si fece male nessuno, ma quella volta ci poteva scappare il morto ammazzato dai volantini dove era scritto “VIVA LA PACE”.
È andato tutto bene.
Nessun ferito.
La forza della pace.