Si parla di guerra, quella di Atene contro Melo, si parla di strategie, di schifezze che ogni guerra si porta appresso. Anche quelle di oggi. Non pare cambiato molto.
Prima rapivano i bambini, ammazzavano, violentavano, rubavano, facevano razzie: pure adesso. Uguale uguale.
Questa volta tutto è filtrato dal cronista dell’epoca Tucidide che dà il nome allo spettacolo e dall’appassionata scrittura di Alessandro Baricco.
Lo scrittore avrebbe dovuto anche interpretare il ruolo del narratore, ma la salute non glielo ha consentito.
Ci ha pensato Gabriele Vacis, attore, regista, amico, che ha sfoderato tutte le sue migliori doti di dicitore.
Un’interpretazione impeccabile quella di Vacis e delle attrici che lo hanno affiancato: Stefania Rocca e Valeria Solarino.
Dietro gli attori, schierati come una “testuggine Romana”, i 100 cellos. 100 violoncelli vitalissimi che al comando di Enrico Melozzi hanno eseguito le musiche originali di Giovanni Sollima.
Straordinaria come sempre l’ambientazione in Piazza del Duomo. Fresca la temperatura ma la pioggia annunciata questa volta si è tenuta alla larga.
Quindi tutto bene per cui Baricco autore e regista non è mancato come attore?
Avoja se è mancato. Ma non si è potuto fare altrimenti che affidare un testo all’ottimo Vacis invece che ascoltare le divagazioni su canovaccio che avrebbe portato in scena l’autore.
Ma il teatro è bello anche per questo: perché è vivo e pronto ai cambiamenti.
Spettacolo raro. Da Festival.