È tornata a Spoleto dopo un po’ di tempo per raccontare la sceneggiatura del film che ha deciso di realizzare sulla vita di Anna Magnani.
La vita pubblica e quella privata che si riesce a ricostruire dalle testimonianze, dai racconti di chi l’ha conosciuta.
Una bellissima operazione che avvicina il pubblico alla magia del teatro di cui la Guerritore è splendida vestale.
Un’operazione molto intelligente che ci trasporterà anche al cinema.
Probabilmente infatti tutte le persone che hanno riempito la platea del Complesso di San Nicolò a Spoleto, andranno al cinema per vedere quello che si annuncia come un capolavoro di delicatezza e di rispetto.
Il film che nessuno fino ad oggi aveva pensato di realizzare. Quello su Nannarella.
Bella, elegante, empatica, preparata, ricorda che lei con Spoleto ha un legame che parte da lontano.
Dai tempi de “I Masnadieri” diretto da Gabriele Lavia regista e attore con cui poi ha avuto una lunga storia sentimentale.
Proprio a Spoleto è nata l’appassionante storia fra lei e il regista, durata molti anni.
Quando ieri, alla fine dello spettacolo, sono passato a salutare la protagonista, ci siamo lasciati un po’ andare ai ricordi.
Sì perché in quel periodo, con I Masnadieri c’ero anch’io.
E vorrei, come si dice oggi “sbloccare un ricordo”.
Mi torna in mente ora, più che l’allestimento dello spettacolo al Teatro Nuovo, più che la compagnia molto numerosa e le tante nottate per le luci, mi torna in mente il viaggio fatto da Roma, dove si era provato fino a quel giorno lo spettacolo e la strada di notte per Spoleto.
Viaggio in macchina.
Una vecchia Giulia Alfa Romeo grigia. “Come quella di mio padre” dice Monica.
Alla guida Fausto Sabini, il capo macchinista bravo.
Probabilmente quello più capace che mi è capitato di incontrare nel mio percorso sui palcoscenici italiani e non solo.
A fianco io. Al posto della suocera.
Non so perché ma la formazione era quella con il regista Gabriele seduto dietro in mezzo. Da una parte vicino a lui Monica e dall’altro lato Giuliana mia moglie.
Si parte dal Teatro Eliseo in via Nazionale che ormai è notte, ma noi tecnici abbiamo dovuto smontare luci e scenografie e gli attori si sono dovuti organizzare per la lunga permanenza a Spoleto.
Il grosso della compagnia parte domani, ma il regista non sta nella pelle. “Partiamo subito. Ci date un passaggio a me e a Monica”?
Nell’auto di Fausto era installato un baracchino. Una di quelle radio ricetrasmittenti che servono per rimanere in contatto fra camionisti e viaggiatori in genere. Un CB (City Band).
Qualcuno avverte via radio, che a Settebagni, poco fuori Roma, c’è un’auto della Polizia che ferma tutti e controlla i documenti.
Noi siamo in regola, ma perdere tempo non sarebbe piacevole. Domani si comincia presto a montare scene e luci.
Passiamo vicino ai poliziotti cercando di non dare troppo nell’occhio. Niente da fare. Ci fermano. “Patente e libretto per favore”.
Monica da dietro comincia a dare di gomito a Gabriele: “Scendi, fatti riconoscere. Digli che hai girato Profondo Rosso”.
“Ma sei matta? Cosa vuoi che gliene importi a loro e a quest’ora poi”?
Niente da fare. È dovuto scendere e dire. Buonasera io sono Gabriele Lavia. Sono uno dei protagonisti di Profondo Rosso”.
I poliziotti si guardano un attimo fra loro e ci fanno scendere tutti.
Non è bastato mostrare i documenti, ma ci hanno anche perquisiti. Noi e pure la macchina.
Monica si divertiva tantissimo. Gabriele un po’ meno. Intanto noi pensavamo alle ore di sonno che stavamo perdendo.
Finalmente si riparte.
Monica prende il microfono del baracchino e comincia a chiacchierare con i camionisti che passavano dalle nostre parti.
“Devo andare a Spoleto dal mio fidanzato, ma non conosco la strada, sono da sola in macchina, qualcuno mi può aiutare”?
Figurati.
È stata una nottata piena di comunicazioni. Il baracchino era incandescente. Da lontano vedevamo il camionista fermo dove lei aveva chiesto di aspettarlo.
Insomma. Ci ha tenuti tutti svegli.
Un fenomeno Monica. Una forza della natura che non ha perso lo smalto.
Questa sera qua a Spoleto ha affascinato il pubblico presente in sala.
Chissà se questa nostra città potrà fare un altro piccolo miracolo avvicinando ancora una volta una delle attrici più sensibili che il teatro italiano può offrire ad una produzione che parta proprio da qui?
Boh, chissà.
Con questo spettacolo è iniziato “Accade d’estate”. Una rassegna con proposte interessanti.