Spoleto.
Giro della Rocca.
Questa mattina.
Ho incontrato due amici inglesi che da una ventina di anni si occupano professionalmente di turismo qui da noi.
Gestiscono diversi appartamenti da affittare per brevi periodi soprattutto alla clientela anglosassone.
Parlando mi raccontano che quest’anno i numeri sono molto diminuiti.
Molte meno presenze dalla fine del Festival fino a oggi.
Da quattro anni a questa parte, mi dicono, si va sempre a scendere.
Poco, ma si scende nei numeri.
I due amici sono andati a cercare le cause di questa compressione delle presenze e hanno scoperto che i media inglesi usano sempre di più una parola riferita al clima del centro Italia:
la parola è “catastrophe“.
Sembra che i giornali e le tv inglesi raccontano di temperature infernali che rendono difficile una serena permanenza qui dalle nostre parti.
Noi sappiamo che questo allarme non è giustificato.
Certo in estate fa caldo.
È vero pure che rispetto agli anni passati c’è qualche grado di differenza, ma da qui a parlare di catastrofe ce ne corre parecchio.
Allora chiedo che chi si occupa di turismo e del suo sviluppo, verifichi se quello che raccontano i miei amici inglesi corrisponde alla verità.
Se così fosse, bisognerebbe intervenire prontamente e comunicare con efficacia, come stanno veramente le cose qui da noi, pena uno sderenamento di uno dei settori trainanti della nostra economia.
E qui ci dovrebbero mettere mano tutti: dai privati, tour operator, albergatori, ristoratori e così via, fino agli amministratori pubblici.
Tutti.
E pure velocemente che la stagione ormai ha più poco da offrire.
Interventi efficaci, professionali, veloci, risolutivi.
A chi toccherebbe occuparsene?