LA GUERRA

Oggi picchietto sulla tastiera del portatile per cercare di fissare un’idea che per la verità ho ancora abbastanza confusa in testa.

Partiamo dalla mia difficoltà a capire il senso delle frontiere.

Quelle righe sottili tracciate sulle mappe, condizionate in genere dalle guerre, che spostano più qua o più là il confine fra due stati. Persone normali che si ritrovano cittadini ora di questo, ora di quell’altro paese.

Confini che servono principalmente per ostacolare la circolazione delle persone e quasi mai quella dei capitali e delle merci.

Il confine che mi fa riflettere oggi è quello fra Gaza e Israele. Il secondo stato, Israele appunto, ha compresso tutti i due milioni circa di abitanti in una zona della Striscia, poi ha cominciato a sparare, a bombardare, a bloccare gli aiuti umanitari, a sparare pure negli ospedali, a fare una guerra contro una popolazione disarmata e affamata.

I soldati israeliani hanno fatto fuori per ora, più di 30.000 civili palestinesi, molti dei quali bambini.

Per ora 30.000. In soli quattro mesi.

Allora se come dice anche Papa Francesco in una recente intervista alla televisione svizzera, per fare la guerra bisogna essere almeno in due, forse basterebbe che una delle due parti facesse un passo indietro.

Allora non sarebbe una mossa intelligente da parte dei palestinesi, che stanno messi peggio, darla vinta all’esercito israeliano che pare oltre che spietato, anche il più forte?

Avete vinto. Venite qua e governatelo voi questo pezzo di terra”. A noi fateci tutti cittadini israeliani mantenendo il diritto all’identità del nostro popolo e la conservazione della nostra lingua. Ma garantiteci i diritti che hanno i cittadini israeliani: cibo, lavoro, scuola, sanità, vita…”

“Poi per il resto trattateci come cittadini israeliani ma garantiteci quello che ci spetta in quanto cittadini di questo vostro paese“.

Nel giro di poco tempo i giovani palestinesi di oggi potrebbero pure presentarsi alle elezioni israeliane e dire la loro con la forza che serve e che sarà loro concessa. Chissà.

Magari si potrebbe invertire il numero di abitanti di origine palestinese che potrebbe diventare più alto di quello dei conquistatori israeliani. Hai visto mai?

A volte cercare delle strategie serie, non strambe come questa mia, ma fatte bene, può produrre molto. Le bombe lavorano solo per costruire le guerre di domani che arricchiranno i soliti mercanti.

La politica può fare di più.

Ridare un’opportunità alla gente potrebbe magari funzionare. Intanto farebbe smettere, forse, i bombardamenti.

Per anni qua in Italia abbiamo sperato di essere gestiti dall’efficacia dei governanti nordeuropei tanto che in un vecchio articolo, per giocare, proponevo di dichiarare guerra alla Finlandia per poi arrendersi subito prima del primo sparo.

Ecco, una cosa del genere.

Un pensiero che mi sa sarebbe da sistemare un po’ meglio che così non funziona.

Diciamo che è un appunto buttato là in una piovosa mattinata di domenica.

Colpa forse anche del camino acceso.

Poi a primavera, con il caldo e la luce, cambierà tutto.

Penso.

Sempre che a Gaza sia poi rimasto qualcuno vivo.

Giornale palestinese tradotto in italiano. Edizione aggiornata

Quotidiano israeliano tradotto in italiano. Edizione aggiornata

Qua un video che aiuta a capire la posizione di alcuni israeliani

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