PER FORTUNA ERO MIOPE

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Ho avuto gli occhiali da vista dalle elementari.

Praticamente da sempre e in quel periodo la miopia era meno frequente di adesso. O almeno a me così sembrava.

Un difetto, quello della vista, che come spesso succede, ha avuto per me anche un lato positivo.

Eh sì, perché con gli occhiali sul naso tante erano le cose che non potevo fare e una delle più importanti era “giocare a pallone“.

Alle partite quindi, seguite solo da spettatore, io stavo a bordo campo ad incitare i miei amici che correvano, si prendevano a zampate, si incazzavano, strillavano.

Io per il fatto di non poter partecipare così direttamente, non mi sono mai sentito troppo vicino allo sport del calcio.

Nemmeno a quello delle squadre importanti.

I miei amici tifavano tutti per questa o quell’altra squadra, sapevano chi sarebbe stato meglio mettere in campo al posto di chi, insomma tifavano. E pure con una certa energia.

Io ci provavo timidamente a dire la mia, ma che ne potevo sapere io che manco giocavo al campetto?

Insomma mi sono sempre ritrovato fuori dal gruppo dei tifosi urlanti.

Fuori da quelle congestionate riunioni che dai banchi della scuola arrivarono col tempo al bar, dove si strillavano schemi e si ammiravano i campioni del momento.

Guardavo da fuori.

Non ero emarginato, i miei compagni erano abbastanza amichevoli, ma io mi sentivo estraneo a quei comportamenti.

Ho cominciato ad interessarmi e pure a praticare altri sport che non avevano il tifo di tante persone come caratteristica principale.

Forse a causa di questa impostazione già da bambino, oggi trovo il tifo, lo schierarsi, il sentirsi parte di una curva o di un gruppo urlante, un atteggiamento lontano dalla mia sensibilità.

E quindi è grazie alla mia miopia, ormai corretta grazie agli enormi passi avanti fatti dalla medicina, che non riesco a vedere la politica dei partiti come il confronto di due curve opposte allo stadio.

La “politica tribale” come la chiama qualcuno oggi.

Non mi sento di appartenere a nessuna tribù solo perché sì.

Mi viene da valutare le idee prima che il colore della maglia o del berretto indossato.

E nemmeno i continui tentativi delle persone che conosco di tirarmi dentro la discussione fatta così, giusto per far rumore a favore di telecamera, mi riescono ad appassionare.

Li ringrazio ovviamente questi amici – conoscenti, ma rifiuto l’offerta e vado avanti.

Confermo che gli strilli non mi aiutano a scegliere una parte. Anzi.

Continuo a comportarmi così e questa mia visione del mondo, fuori dagli schieramenti dinastici, non mi dispiace.

Mi sta bene così. Ritrovarmi in un mondo di persone che indossano colori diversi e che esercitano l’arte di pensare, quando capita, mi fa sentire meglio.

Grazie miopia: ti ricordo con affetto.

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