LA LIBERAZIONE DI ASSANGE

Immagine AI

Appena successo.

E’ di ieri la notizia dell’accordo fra Julian Assange e il Governo Americano che gli ha dato la caccia per anni.

Accusato di essere uno “spione” e poi pure un “violentatore” e chissà che altro, il giornalista/hacker australiano è stato quel personaggio che ha fatto conoscere al mondo fatti che molti governi avrebbero preferito tenere nascosti.

Erano gli anni in cui si cominciava a parlare di “citizen journalism“, cioè dell’informazione che partiva dal basso.

In un mondo, come quello di oggi, dove tutti abbiamo in mano una telecamera, un microfono, una macchina fotografica e soprattutto l’accesso ai social per diffondere le nostre notizie, la figura del giornalista di strada è stata per lungo tempo al centro di polemiche ma anche di speranze.

E quello che ha travolto Assange sono state proprio le polemiche e la sproporzione fra i mezzi di un omino da solo, come lui e quelli delle grandi catene di informazione globali.

Insomma tutto è partito anni fa con un semplice video che mostrava una ripresa dall’elicottero, di come alcuni soldati americani uccisero in Iraq 12 civili, si è innescato un meccanismo da cui è stato difficilissimo sottrarsi per Assange che tutto questo aveva generato.

14 anni ci sono voluti per trovare una soluzione che consentisse al giornalista di poter tornare a casa in Australia.

Dovrà firmare una specie di confessione per un reato punibile con un po’ degli anni che ha già passato in carcere, ma dopo questa “formalità” potrà prendere un volo per casa sua.

Eh certo che noi ci meravigliamo sempre, ma mettersi contro i potenti del mondo è pericolosissimo e quindi rendiamoci conto che accusare di vigliaccheria e di incapacità i nostri politici che anche se si trovano nella stanza dei bottoni hanno paura e non si muovono.

E loro, i politici non eroi, di come stanno le cose ce lo sanno e le conseguenze le conoscono.

La storia affibbia delle etichette. Assange per qualcuno è un eroe, per altri un pericoloso criminale che attenta all’equilibrio della democrazia mondiale.

Ma d’altra parte pure noi abbiamo fatto santo uno che vestiva di stracci, scalzo che parlava con gli uccelli. E il Papa ne ha addirittura preso il nome.

Succedesse oggi, il povero Francesco d’Assisi chissà quanto manicomio si dovrebbe fare prima di uscire dicendo:

Avete ragione voi. Io ho torto. Sono pazzo, ma mo me ne sto buono buono. Grazie per avermi fatto capire“.

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