FINALE DEL 67° FESTIVAL DEI DUE MONDI: CONCERTO IN PIAZZA

Abiti con paillettes. Tanta seta. Tanto raso. Tanti fiocchi.

Parrucchieri sovraffaticati in ogni parte della città.

Centinaia di ventagli smuovono l’aria bollente di Piazza del Duomo.

Abiti appiccicati. Giacche indossate anche se fa caldo. Cravatte strette. Gli eroici frequentatori dell’evento che segna la fine di questo 67° Festival dei Due Mondi affrontano il percorso di avvicinamento alla Piazza del Duomo, che per qualcuno è solo quella di Don Matteo, con indomito coraggio.

Trascinano scarpe eleganti nel catrame liquefatto. Le ragazze con i tacchi alti se la passano peggio. E sorridono pure. Fortuna che Spoleto offre dei fantastici percorsi meccanizzati freschi e gratuiti.

A causa di informazioni turistiche mosce, non tutti ne sono a conoscenza, ma quelli che lo sanno se la passano meglio degli altri che costretti alla salita con la piccozza, arrivano zuppi in Piazza.

Conquistano il posto. Salutano. Si fanno riconoscere. Per qualcuno potrebbe anche finire qui evitando l’onta del trucco sfatto e del vestito sgualcito che arriverà entro la fine dello spettacolo.

Però dopo il caldo bisogna ancora affrontare anche 80 minuti di concerto. Arriva la direttrice dell’orchestra di Santa Cecilia, o “Sesilià come dice la direttrice artistica Monique Veaute.

La direttrice dell’orchestra è bionda. Indossa una giacca di lamé azzurra. Attacca con la musica di Roussel. Gli spettatori cominciano a guardare il Duomo.

Però, mica brutto eh?

Intanto è calato il sole. La temperatura si fa sopportabile, addirittura piacevole. Applausi.

Mo tocca ad Haydn.

Musica più riconoscibile che stuzzica il piacere dei presenti. L’orchestra però, mica male sembrano pensare i presenti.

Vicino a me un bancario con i capelli tinti e lunghi il massimo consentito dalla dirigenza della sua filiale, non la smette di accarezzarseli.

Smetterà solo verso la fine appena arriva Gershwin.

Inutili catenelle legate ad occhiali da vista. Ragazze giovani delicate, molto belle come quasi tutte quelle che vanno ad assistere a concerti di musica classica a Spoleto.

Bellissime in abitini semplici ma perfetti.

Bisogna passare attraverso Sibelius per poi arrivare all’ultimo autore che propone il programma.

Gershwin blocca gli sventolamenti dei ventagli, anche perché lei canta.

L’ipertricotica direttrice dell’orchestra di “Santa Sesilià” si volta al pubblico e canta verso la scalinata rigonfia di gente.

Una bella trovata è stata quella di far cantare anche una parte dell’orchestra. Si sono trasformati nel coro e hanno accompagnato la direttrice stessa.

Dopo aver diretto in Piazza, la prima volta di una donna e aver cantato durante lo stesso concerto, per l’anno prossimo ci aspettiamo che comincerà a sfoggiare anche le sue doti di danzatrice.

Chissà.

E chissà cosa sta pensando il Maestro Shippers dovunque si trovi.

Le sue ceneri dovrebbero essere nel muro della piazza dietro la lapide che lo ricorda.

Lui, secondo me, da qualche parte se ne sta in silenzio ad ascoltare la musica e il suono degli uccelli caratteristico di questa piazza unica.

Festival finito.

La serata in piazza termina con la consegna del premio “Carla Fendi Stem” assegnato quest’anno all’Associazione “Il cielo Itinerante” qua rappresentata dall’astrofisica Ersilia Vaudo Scarpetta.

L’associazione si occupa di portare istruzione in quelle zone dove c’è bisogno di aiuto.

Sì, adesso c’è ancora la tortura di rimanere in piedi fra migliaia di persone per assistere ai fuochi artificiali, in mezzo al passaggio di adolescenti in tiro con bicchiere o bottiglia in mano, ma il Festival smonta.

Ne riparleremo il prossimo 27 giugno 2025.

“La musica è la voce che ci unisce, anche quando le parole non bastano.” – Dice un Anonimo.

Foto di Andrea Veroni – Festival

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