Non la penso come tutti gli altri.
Io penso che l’attentato a Trump sia andato così: un giovane americano in possesso di un fucile di precisione, comprato magari on line, decide di ammazzare il candidato della destra alle presidenziali americane.
Va ad un suo comizio, si apposta, gli spara, non ci acchiappa, lo colpisce di striscio. Ad un orecchio. Pessimo tiratore.
La sicurezza a difesa dell’ex presidente ora candidato di nuovo alle prossime presidenziali, spara a sua volta all’attentatore e lo fa secco.
Fine. Tutto qua.
Non credo come invece pensa la maggior parte delle persone che la ferita sia stata fatta prima in sala trucco.
Uno di quei laboratori dove si realizzano effetti speciali usati molto nel cinema.
Poi secondo qualcuno, la ferita è stata coperta con un cerotto che Trump si è strappato al momento dello sparo, forse a salve.
Addirittura ci sta pure chi pensa che lo strappo del cerotto abbia aperto il sacchetto con il sangue (vero o finto boh).
A quel punto i malpensanti sosterrebbero che la sicurezza ha sparato al giovane attentatore per non farlo parlare.
Impossibile.
Ma che modo è?
Che si ammazza una persona solo per non farla parlare?
Gli americani poi? Naaa!
Ecco, io quindi non ci credo che sia andata così.
È successo semplicemente che uno voleva sparare a Trump, l’ha fatto e i buoni a difesa del probabile prossimo presidente degli Stati Uniti, lo hanno fatto fuori.
Stop alle chiacchiere.