C’è un fenomeno curioso che si verifica nel mondo moderno, una sorta di epidemia di opinioni: tutti, ma proprio tutti, sembrano avere qualcosa da dire su ogni argomento immaginabile.
Se dovessimo assegnare un Nobel per la produzione di opinioni, credo che saremmo costretti a moltiplicare le categorie. “Ecco il premio Nobel per l’opinione non richiesta nel campo della termodinamica da un influencer che non sa niente dell’argomento.”
Questa abbondanza di opinioni si manifesta in modo particolarmente eclatante sui social media, dove chiunque, dall’esperto al dilettante, dal saggio al folle, si sente in dovere di commentare su qualsiasi cosa.
Non importa se si tratti di fisica quantistica o della scelta dei calzini di un personaggio famoso; la gente è pronta a lanciarsi nella mischia con una veemenza che farebbe arrossire i gladiatori dell’antica Roma.
C’è un detto popolare che dice:
“Meglio tacere e sembrare stupidi che aprire bocca e togliere ogni dubbio.”
Ah, quanto sarebbe bello se questa perla di saggezza venisse applicata ogni tanto!
Invece, la paura del silenzio sembra aver conquistato il mondo.
È come se il silenzio fosse un segno di debolezza, un ammissione di ignoranza, quando in realtà potrebbe essere un atto di estrema saggezza.
Ascoltare, riflettere, ponderare le parole degli altri prima di lanciarsi con la propria opinione: questi sono gesti rivoluzionari in un’epoca in cui l’impulso primario è quello di far rumore.
Woody Allen, maestro nell’arte di osservare l’assurdità della condizione umana, ha detto:
“L’umanità si trova ad un bivio: un sentiero porta alla disperazione e l’altro all’estinzione totale.
Speriamo di avere la saggezza di scegliere bene.”
Forse potremmo applicare questa saggezza anche alla nostra inclinazione a commentare ogni cosa.
Invece di aggiungere l’ennesima voce al coro cacofonico, potremmo scegliere, ogni tanto, di rimanere in silenzio.
Chi lo sa, magari scopriremmo che il silenzio non è così spaventoso e che, in realtà, ci offre l’opportunità di ascoltare davvero.