VOTARE O NON VOTARE?

Cerco di fare un piccolo ragionamento che non serve a nessuno. Forse solo a me per schiarirmi le idee.

Il paese, il nostro paese, a diversi livelli, ha la necessità di essere amministrato e per fare questo ci vogliono degli amministratori. Meglio se onesti e capaci.

Noi umbri saremo chiamati fra qualche giorno a scegliere a chi affidare questo impegno con tutto quello che comporta sia nei vantaggi che nel disagio.

Ci vogliono gli amministratori? Diciamo di sì. Non credo siamo maturi per essere lasciati così allo sbaraglio.

Certo meglio sarebbe se riuscissimo a trovare quelli giusti.

Però la mia riflessione parte da un altro punto.

  1. Quando è ora di elezioni, si può non andare a votare.
  2. Oppure si può votare per scegliere fra quelli che si propongono per fare questo lavoro.
  3. Ultima opzione è quella di candidarsi per dare il proprio contributo.

Non mi viene in mente altro di legale e che possa aiutare lo sviluppo sano.

  1. Non andare a votare è quello che ti viene spontaneo. Pensateci voi che a me fanno schifo tutti. Certo però qualcuno a votare ci andrà e magari sceglierà proprio uno di quelli che ti fanno schifo. Succede spesso. Quelli lì, quelli che fanno schifo, toccherà poi tenerseli per anni mentre fanno a pezzi la sanità, i trasporti la scuola, la cultura e tutto quello che capita loro a tiro.

Intanto ammucchiano vantaggi per loro che a noi manco ci sfiorano.

2. Scegliere fra quelli che si candidano è quello che facciamo da sempre. Ci guardiamo intorno, vediamo se non c’è proprio niente di meglio e poi facciamo come suggeriva Montanelli: ci tappiamo il naso e votiamo quello che riteniamo il meno peggio.

“Meglio votare uno che si sopporta a malapena – diceva Montanelli – che lasciare che il peggio si impossessi del nostro destino.”

3. Candidarsi e buttarsi nella mischia è anche questa un’operazione possibile certo, ma ci vuole anche uno stomaco che non tutti abbiamo.

Ci vuole pure un’età giusta che garantisca la mente aperta. E serve anche qualche idea su come dovrebbe essere il territorio da amministrare. Ci vuole soprattutto la voglia di farlo oltre alle capacità.

A qualcuno per candidarsi basta anche solo ricevere la promessa che gli verranno sistemati i figli in qualche posto pubblico.

Quindi se quello che ho detto fino a qui ha senso, l’unica opzione da scegliere è quella, tristissima, di votare il meno peggio perché a non votare ci hanno provato in tanti per tante volte, ma i risultati li abbiamo sotto gli occhi pure oggi.

Allora: spendiamo un po’ di tempo per scegliere il meno peggio, ma a votare andiamoci, anche solo per non lasciare il potere a chi ci rovinerebbe ancora di più il futuro.

C’è una parte fra quelle che si candidano a governare, che ha capito che semplificare premia.

Se ti prometto un milione di nuovi posti di lavoro, la riduzione delle tasse e cose del genere, ho più probabilità di ottenere il voto di chi fa invece un’analisi ragionata e onestamente dice che la situazione è migliorabile ma ci vuole impegno, tempo, capacità.

Sennò Trump e la destra italiana quando vincevano?

Quindi io a votare ci andrò. Non spero in grandi risultati e non credo alle soluzioni semplici, ma non vedo che altro potrei fare oltre votare?

Mo se mi chiedi per chi voterò di preciso, beh, questo ancora non lo so, ma so che a votare ci andrò.

Perché lasciare che altri decidano al posto nostro porta sempre lo stesso risultato: un futuro che non ci appartiene più.

E so che manco annullerò la scheda e non la lascerò bianca.

Speriamo bene.

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