Sai che ti dico?
Le puntate di Don Matteo che mi è capitato di vedere, cominciano ad esprimere quell’atmosfera rarefatta tipica dei telefilm, spesso anglosassoni, che trattano di omicidi in provincia.
La città di Spoleto comincia sempre più ad assumere il ruolo di palcoscenico sfilandosi generosamente da quello di protagonista, per lasciare spazio a storie che cominciano a mio avviso ad avere un carattere.
Sempre di costruzione semplice si tratta, ma l’intreccio nel racconto di diversi livelli di accadimenti, muove un interesse che nelle prime puntate mi sembrava non ci fosse.
Bravi gli autori e chi costruisce la puntata e pure gli attori che si devono confrontare con quelli di prima tanto apprezzati dagli spettatori.
Poi che Spoleto diventi la città di Don Matteo è un male, ma solamente se rimane solo quello.
Spoleto può ospitare le avventure del prete detective e anche altro, esaltando la sua funzione di città tagliata per lo spettacolo.
Bravi!
E qualcuno capirà anche lo sforzo fatto per apprezzare questa serie nata come strapopolare, che però riesce a crescere, anche se lentamente, nella costruzione drammaturgica.
Peccato che il giovedì la serie girata a Spoleto sia nello stesso orario di “Splendida Cornice” di Geppi Cucciari, vera perla della programmazione RAI.