Oggi mi è capitato di leggere in Facebook il commento di una persona che diceva più o meno: “…io vorrei vedere i commercianti di Spoleto morire di fame“.
Beh, insomma, un’affermazione duretta eh?
Chissà che lavoro fa questo signore che ce l’ha così tanto con chi si guadagna da campare in un negozio tenuto aperto spesso con molti sacrifici.
Magari quello che se ne esce così disinvoltamente è uno che vive di stipendio fisso e ritiene di poter condividere affermazioni così trucide.
Boh, magari è semplicemente una persona che non ha a cuore questo sistema di società e vede fra i nemici, anche i commercianti.
Persone che per loro scelta (non sempre) si rinchiudono “ai domiciliari” in un negozio e lì restano fino alla pensione se e quando arriverà.
Brutta questa cosa che segna ancora di più la differenza vera che vivono gli italiani.
La divisione a mio avviso sta fra quelli che sono “garantiti” e quelli che non lo sono.
Chi può vivere tranquillo di un meritato stipendio e si vede riconosciuti sacrosanti diritti e chi questi diritti se li dovrebbe riconoscere da solo e spesso non ce la fa.
Un commerciante che se ne va in ferie pagate per un mese, si trova con difficoltà in giro.
Così come non è facile nemmeno trovare un commerciante che quando chiude il negozio stacca e non pensa al lavoro anche a casa.
Commercianti che con il raffreddore o una leggera febbre stanno a casa invece di aprire il negozio ne conosci? Io no.
E allora forse sarebbe questa la differenza che bisognerebbe provare a colmare. Riuscire a far sentire tutti “garantiti“. Ma come si fa?
C’è chi ne parla in periodo elettorale, ne ha anche un bel vantaggio, ma poi i non garantiti stanno sempre lì, nella stessa situazione come i disoccupati, i piccoli pensionati, gli anziani, le cosiddette “fasce deboli“.
Mi sa che ci vorrà ancora parecchio per crescere. Ma parecchio parecchio.