In questi giorni di vita rallentata a causa del Corona Virus, capita più spesso del solito di fermarsi per riflettere.
Esco meno da casa.
Lo faccio solo se serve, per andare da qualche persona che mi fa piacere incontrare, per fare la spesa senza esagerare sulla quantità, per passeggiare.
E durante queste passeggiate, la capoccia lavora ed esplora soluzioni impossibili per problemi spesso inesistenti.
Pensare a come risolvere il problema della rappresentanza politica per esempio, è una delle questioni che spesso si riaffaccia alla porta che dà sulla stanza delle soluzioni.
Meglio che il paese sia guidato da un personaggio carismatico o da uno che ha delle proposte serie?
Meglio uno di destra o uno di sinistra?
Meglio uno capace di gestire in maniera vincente una campagna elettorale, o uno che sia capace di amministrare pensando al futuro? (Pare che avere queste due caratteristiche insieme non sia ad ora possibile).
A me capita spesso di trovarmi in sintonia con le soluzioni proposte da chi si dichiara di sinistra. Quasi mai con quelle che arrivano dalla destra dura.
E ho notato che quando qualcuno ammette la sua appartenenza, a me viene spontaneo mettermi sulla difensiva o rendermi disponibile anche prima di aver ascoltato le proposte.
Allora forse si potrebbe cercare qualcuno che abbia idee di sinistra, con attenzione al sociale, che non sia incarognito con la presenza dello stato, che si senta vicino agli ultimi senza un diretto vantaggio personale.
Una persona onesta insomma, che in genere a me finora è capitato di incontrare solo tra le file della sinistra sderenàta.
Una persona che però, pur amando scelte libertarie, si dichiari di destra.
Prima di comunicare programmi e piani amministrativi: “Io sono di destra e propongo le mie soluzioni… queste…” e sbraaang butta giù tutti semplici programmi di sinistra.
Gli elettori di destra si sentirebbero tranquilli per la dichiarazione di appartenenza e gli altri per le interessanti proposte di soluzione ai problemi sociali.
‘Na scemenza me sa vé?