PARTIAMO

Sento l’esigenza di viaggiare per evitare che mi si restringa il cervello.

Ho viaggiato tanto. Per gran parte della mia vita sono stato in giro. Quasi sempre per lavoro. Poi ho avuto la fortuna di poter scegliere un posto dove fermarmi ed era proprio il posto dove sono nato io e i miei figli.

Spoleto.

Ci sto bene qua. Benissimo.

Però mi manca un po’ quella sensazione di animo sospeso tipico di chi viaggia (H. Hesse).

Mi manca di incrociare lo sguardo con persone mai viste prima e che forse mai più incontrerò.

Mi manca vedere come fanno gli altri. Mi manca imparare da altre abitudini, altri mondi. Mi manca un sacco di roba che si trova solo viaggiando.

Mi mancano i panini fattoria e i viaggi di notte in autostrada. Mi manca il gioco che facevo in albergo la mattina appena sveglio, quando prima di aprire gli occhi cercavo di indovinare (ricordare) com’è fatta la stanza. L’armadio sta di qua o di là? La finestra dove guarda? Non sempre ci azzeccavo. Spesso aprendo gli occhi scoprivo una stanza dove manco ricordavo di essere entrato la sera prima.

Senza viaggiare sento il rumore del cervello che si asciuga.

Devo viaggiare. Non necessariamente per andare dall’altra parte del mondo, ma devo muovermi. È un’esigenza anche fisica.

Ricomincerò prestissimo.

Magari uso questo desiderio per tornare ad incontrare vecchi amici e anche gente mai vista. Quella da cui sento di avere più da imparare.

E il mio prossimo viaggio sarà con mezzi pubblici. Il treno in testa. Poi piano piano tornerò all’aereo o alla nave, ma per ora devo salire su un treno e rimanerci per qualche ora.

Mi basta poco. Vado e vengo.

Poi riparto.

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