INDI.
Questo è un termine che non molti conoscono fra quelli che frequentano il teatro da poco o magari lo fanno con poca intensità.
Un termine tecnico che interessa soltanto il mondo di chi si occupa di luci per lo spettacolo dal vivo.
Un termine che coinvolge la persona che sta alla consolle delle luci in un filo diretto con il regista o con chi si occupa della creazione dell’illuminazione in quello spettacolo.
Indi.
Pare una parola straniera, ma viene direttamente dalla lingua italiana.
Significa “a seguire” e proprio con questo senso viene usata.
Per spiegare bene l’utilizzo di questa parola, serve una piccola premessa.
Fare le luci per uno spettacolo significa creare una situazione illuminotecnica per una specifica produzione.
La “scena” che è la somma di più luci accese a diversa gradazione e magari anche di diverso colore, viene fissata in un effetto che va memorizzato sulla consolle usata per gestire sequenza delle luci.
Si produce quindi un “effetto” o una “memoria” che viene numerata.
Il primo effetto sarà il numero 1. poi si elabora una seconda scena, che diventa la numero due e così via.
Se ti accorgi che fra la 1 e la 2 ci sta bene un altro effetto, si registra la memoria 1.1. se serve, anche la 1.2 e così via fino alla 1.9.
Una volta quando gli effetti si scrivevano su carta invece che registrarli nel computer come si fa oggi, si parlava di “effetto 1”, poi “uno bis”, “uno ter”, e poi c’era anche il rarissimo “quater”.
L’effetto può essere inviato in scena a mano, quindi facendo scorrere il cursore e qui si apprezzerà la sensibilità dell’operatore, oppure può essere temporizzato.
Si stabilisce il tempo di entrata dell’effetto e la macchina farà il movimento per noi senza scatti e con la velocità scelta.
Il movimento a mano con velocità “normale”, quindi in 1 o 2 secondi, viene definito “a striscio”.
C’è anche lo “striscio lento” e naturalmente anche quello “veloce”.
Lo spettacolo va avanti così, con la sequenza di effetti mandati in scena dall’addetto alla consolle.
Il momento in cui mandare l’effetto è stato annotato sul copione durante le prove luci.
Gli effetti possono essere anche uno dietro l’altro, ma in genere fra uno e il successivo passa un po’ di tempo.
Quando invece questo tempo non c’è, arriva l’Indi.
“Vai con l’effetto numero x indi il prossimo”.
Ci possono essere anche più indi uno dietro l’altro.
Per cui Indi sta per “a seguire”.
Significa che come finisci con l’effetto, senza aspettare segui con il prossimo che può essere anche “indi a striscio veloce” o “a striscio lento”.
Insomma l’Indi è il segnale per far partire l’effetto successivo, attaccato a quello che lo precede.
Si usa anche per le entrate in scena degli attori.
Entra X Indi a seguire Y Indi Z, ma questo linguaggio viene generalmente usato solo fra un regista con esperienza e il tecnico delle luci e generalmente solo durante le prove luci.