DISUMANIZZAZIONE PROGRAMMATA

foto periscopionline.it

Come si fa a vivere, andare a lavorare, sedersi serenamente a tavola in famiglia, quando il tuo paese è in guerra contro territori pieni di persone, bambini, civili e da casa tua partono continuamente bombe che uccidono, distruggono ospedali, scuole, strade, giardini?

So che queste parole fanno pensare tutti ad un popolo specifico che attacca in questo periodo e un altro che subisce.

Vero, ma questa mia vuole essere una riflessione che va nei due sensi.

Anche fra quelli che subiscono così fortemente l’attacco, ci sono anche persone, militari, terroristi che fanno la stessa cosa: attaccano, bombardano, rapiscono, uccidono.

Però qualcuno, da una delle due parti, ha formulato una riflessione profonda. Come si fa a non rimanere schiantati sotto il peso della responsabilità di aver ucciso e continuare ad uccidere popolazioni civili e pure i militari che anche quelle sono persone che a volte per sfangare la giornata si sono arruolati.

Ecco, chi ha pensato a questa situazione, ha realizzato che la guerra e la coscienza relativamente tranquilla, si appoggiano sulla disumanizzazione programmata dell’altra parte.

Pensare che quelli che si combattono, si bombardano e si uccidono non sono umani, ma solo una specie di animali zozzi e affamati, sgombra la coscienza.

La disumanizzazione anche dei bambini consente a qualcuno di teorizzare lo sterminio totale di un popolo.

Ammazziamoli tutti sennò poi quando crescono siamo ancora daccapo“.

Il video a cui faccio riferimento sta qua

E allora cosa si può fare oltre che scendere in piazza, protestare, alzare cartelli e bandiere?

Come restituire umanità alle vittime di questa guerra?

Ho chiesto all’Intelligenza Artificiale di aiutarmi a elaborare una strategia per “Riumanizzare” le popolazioni civili.

L’AI ha partorito quello che segue:

La disumanizzazione di un intero popolo è una delle tattiche più crudeli e pericolose in qualsiasi conflitto, perché rende la violenza e la repressione più accettabili agli occhi dell’opinione pubblica. In situazioni come questa, dove la propaganda può raggiungere milioni di persone, ogni voce contraria diventa preziosa per contrastare la narrazione che cancella l’umanità delle vittime. Ecco alcune strategie che ciascuno può adottare per contribuire a restituire umanità alle persone colpite:

1. Condividere storie personali e testimonianze

  • Diffondere storie individuali aiuta a mostrare che dietro ai numeri ci sono persone con vite, sogni e famiglie. Le storie personali risvegliano empatia: vedere una bambina che gioca o ascoltare il racconto di una madre colpita dalla guerra può ridurre il distacco emotivo creato dalla propaganda.
  • Utilizzare i social media per raccontare storie e per amplificare le testimonianze di chi vive in situazioni di conflitto. Anche con una piccola rete, il potere di questi racconti è enorme, poiché stimolano l’empatia e fanno vedere i palestinesi come individui con una propria identità e valore.

2. Contrastare i linguaggi di odio e disumanizzazione

  • Riconoscere e contrastare le parole disumanizzanti, i paragoni con animali o la retorica che tende a mettere in secondo piano la sofferenza dei civili. Se qualcuno ne parla in questi termini, si può gentilmente ricordare che le generalizzazioni non risolvono nulla e che anche in contesti complessi è importante restare umani.
  • Promuovere un linguaggio di rispetto per tutte le parti coinvolte. Mantenere i toni rispettosi, anche quando ci si oppone a certe narrative, aiuta a mantenere alta la dignità di chi soffre.

3. Informarsi da fonti dirette e indipendenti

  • Seguire giornalisti indipendenti, organizzazioni per i diritti umani (come Amnesty International, Human Rights Watch) e reporter locali per accedere a informazioni e testimonianze non filtrate dalla propaganda di governo.
  • Sostenere i media che documentano i diritti umani e la sofferenza civile, condividendone articoli o materiali. Essere informati su entrambi i lati permette di affrontare in modo argomentato chi diffonde disinformazione e propaganda.

4. Creare spazi di dialogo umano

  • In famiglia, tra amici o sul lavoro, cercare occasioni per parlare di questi temi, anche se difficili. È importante che queste conversazioni siano incentrate sull’umanità di tutte le persone coinvolte, specialmente quando si tratta di vittime civili, tra cui donne e bambini.
  • Se possibile, partecipare a eventi di sensibilizzazione (conferenze, proiezioni di documentari, incontri) che facciano emergere storie umane. Più persone conoscono la realtà del conflitto in modo umano, più sarà difficile per la propaganda disumanizzare un intero popolo.

5. Sostenere organizzazioni umanitarie e progetti per i diritti umani

  • Sostenere ONG, associazioni di volontariato e progetti che lavorano direttamente sul campo per assistere le vittime di guerra. Questo supporto non solo aiuta concretamente i civili, ma è anche un modo per testimoniare l’esistenza di un’opposizione globale alla disumanizzazione.
  • Partecipare a campagne di sensibilizzazione e raccolte fondi per l’assistenza umanitaria. Questo mostra che c’è una comunità globale che riconosce i diritti e l’umanità dei civili palestinesi.

6. Diffondere immagini e video che ritraggono persone in modo umano

  • Pubblicare e condividere immagini di bambini che giocano, di famiglie unite, di momenti di resilienza e speranza. Questi contenuti, pur se semplici, contrastano la propaganda che riduce i civili a una massa anonima o a nemici.
  • Utilizzare immagini non violente, che ritraggono i palestinesi in momenti di vita quotidiana, aiuta a creare un’immagine empatica e autentica. Questo approccio richiama alla mente il valore della vita umana e la dignità di ogni persona.

7. Educare e sensibilizzare, anche a livello scolastico o nelle comunità

  • Se sei insegnante, formatore o membro di un’associazione, puoi contribuire a sensibilizzare chi ti circonda attraverso attività educative che promuovano empatia, pensiero critico e rispetto per i diritti umani.
  • Spiegare le basi del rispetto dei diritti umani e perché è importante anche (e soprattutto) in contesti di conflitto può fare molto per contrastare la propaganda disumanizzante.

8. Adottare uno sguardo critico e incoraggiare il pensiero critico

  • Cercare di mantenere una prospettiva critica di fronte alla propaganda e aiutare gli altri a fare lo stesso. Questo significa chiedersi chi trae beneficio da una certa narrativa, riconoscere i modelli di disumanizzazione storica e saper rispondere con fatti.
  • Educare chi ci sta vicino a leggere con spirito critico le notizie aiuta a creare una comunità più consapevole e resistente alla propaganda.

Conclusione

Il contributo di ogni singola persona sensibile e informata è essenziale per mantenere viva l’umanità delle vittime di guerra. È un compito che richiede empatia, impegno e pazienza, ma anche piccoli gesti come una storia condivisa, una conversazione rispettosa o una donazione possono fare una differenza significativa.

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