Aveva visto “…anche degli zingari felici corrersi dietro, far l’amore e rotolarsi per terra“.
E pure negli anni ’70 ci voleva un artista per avere queste visioni.
Canzoni noiose, ma piene di contenuti.
A me è capitato di incrociarlo a Milano per un Festival dell’Unità importante. Alla Montagnola di San Siro.
Io ero lì per occuparmi insieme ad altri colleghi, delle luci nei vari palcoscenici. Se non ricordo male ci pagavano in nero. Ma forse ricordo male… era tanto tempo fa. Primi anni ’80.
Al centro di tutto c’era il tendone di un circo che veniva considerato come lo spazio principale.
Lì si esibì lui una sera.
Io mentre ero fuori ad aspettare sentivo delle ragazze che guardando verso di me dicevano… “Ma è lui, è Claudio“. Evidentemente Lolli, la star della serata.
Non so se ci somigliavamo, ma le ragazze sono venute da me e la più intraprendente mi ha chiesto: “… sei tu“?
Ovviamente siccome già da allora io ero io, ho risposto di sì.
Mi hanno chiesto l’autografo. L’ho fatto volentieri, anche con dedica, ma ovviamente, per rimanere onesto, a nome mio.
Si è formata una bella fila e per una buona mezzora ho firmato autografi a nome di Moreno Carlini.
Da qualche parte qualcuno forse lo conserverà ancora pensando fosse del cantante che in quel periodo era molto considerato.
Magari qualcuna di quelle ragazze ormai invecchiata lo tirerà fuori dalla scatoletta di latta che profuma di carta e biscotti dove tiene alcuni ricordi per esibirlo agli amici di oggi.
Occhio però che quella firma è la mia eh!
Chissà quando si incontreranno nel paradiso dei cantanti Claudio Lolli e Aretha Franklin, da ieri anche lei lassù, che lingua parleranno.
Che ritmi suoneranno.
Cosa racconterà Claudio ad Aretha di quei formidabili anni quaggiù.
Non potrà parlare degli autografi finti ché non gliel’ho detto.
Buon viaggio Clà.